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Pasqua, lo scoppio del Carro e i presagi di Matteo Renzi

Matteo Renzi con Eugenio Giani allo scoppio del Carro della Pasqua 2013
Matteo Renzi con Eugenio Giani allo scoppio del Carro della Pasqua 2013

Sapete che, dopo aver annunciato la distribuzione di 80 euro agli italiani meno ricchi, Matteo Renzi si precipiterà ad assistere allo scoppio del Carro, la mattina di Pasqua? Mancano conferme ufficiali, ma lui sarà lì, fra Duomo e Battistero, con il naso all’aria e qualche brivido sulla schiena. Non ci credete? Pensate che uno abituato a destreggiarsi fra cinguettii di twitter e promesse di tagli di auto blu e di prebende a politici e manager, sia distante anni luce dai presagi del volo della colombina? Vi sbagliate. O, forse, non ricordate.

SEGNALI -Riavvolgete il nastro della memoria e tornate a un anno fa, Pasqua 2013 (31 marzo, giornata grigia e freddina), quando i razzi della colombina si spensero improvvisamente, interrompendo il volo di ritorno sotto la navata di Santa Maria del Fiore. Suscitando un corale oooh, misto di paura e stupore. Perché i fiorentini ai segnali dello scoppio del Carro ci credono. E quelli che hanno superato i cinquant’anni ricordano la Pasqua 1966: quando la Colombina non riuscì a dar fuoco al Carro. E il 4 novembre Firenze venne travolta dall’Arno: con 4100 metri cubi al secondo d’acqua mista a fango e nafta.

BETORI -Panico? Per evitare che proprio da quella potessero straripare metri cubi di superstizione, il cardinale, Giuseppe Betori, fu svelto a buttarla in politica. Rivolto al sindaco, disse: “Ha visto? Questa è opera dell’ultimo operaio bersaniano…”. Renzi, già pallido, sbiancò: ebbe paura che la battuta facesse il giro d’Italia, provocandogli nuove fibrillazioni con Pierluigi Bersani, segretario del partito ancora speranzoso di poetr guidare il governo.

Matteo stette un attimo a riflettere. Forse nel tentativo d’interpretare il significato sibillino della colombina 2013. Buono per lui o per Bersani? Accettò la spiegazione di Luciano Artusi, profondo conoscitore della tradiziona , che lo rassicurava: l’importante, anche per i contadini di una volta, che traevano dallo scoppio del Carro auspici sulla quantità del raccolto, era che la Colombina incendiasse il Carro. Poco male se s’inceppava nel ritorno. Ma in quell’attimo di riflessione, Renzi prese la decisione: volle che gli consegnassero la colombina con i razzi rotti per portarla via e metterla sul tavolo, nella Sala di Clemente VII la stanza del potere. Dove avrebbe dovuto completare il mandato e, magari, ricandidarsi a sindaco per altri cinque anni.

PROMESSE – Non immaginava, lasciando piazza Duomo, che anche lui si sarebbe comportato come la colombina che teneva sotto braccio: avrebbe interrotto la corsa nella fase discendente. Non colpito da sventura , ma da inaspettata buona sorte: capace di avviarlo in una rapidissima scalata, da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi. Dove spera di restare almeno fino al 2018. Magari con l’aiuto della colombina 2014. Che potrebbe avere, o non avere, gli effetti straordinari della predecessora. Per questo, indipendentemente dall’efficienza dei nuovi razzi, ci permettiamo di dare un consiglio: tragga gli auspici, Renzi, dallo scoppio del Carro. Ma usi le scintille (e i famosi 80 euro) per ridare certezze a questo Paese. Che, nonostante le pirotecniche conferenze stampa, rischia d’essere inondato: dal solito diluvio di promesse e parole.


Sandro Bennucci

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