Incontro con gli astronauti, che emozione
ROMA – Since the launch of the mission Volare started in the same place where Jurij Gagarin did the first flight, which is the future of space exploration? (Considerato che la missione Volare è cominciata dalla storica base di lancio da cui partì il volo di Jurij Gagarin, quali sono le aspettative e il futuro dell’esplorazione dello spazio?).
Questa la domanda di un allievo della Scuola Militare Aeronautica «Giulio Douhet», durante la conferenza a favore delle Scuole, che si è svolta giovedì 17 aprile presso l’Agenzia Spaziale Italiana a Roma, con l’equipaggio della «Expedition 36»: il maggiore Luca Parmitano, il comandante russo Fyodor Yurchikhin e la statunitense Karen Nyberg.
Erano presenti all’evento studenti di tutte le età: dai più piccoli delle elementari fino ai liceali ed universitari, che dopo un video esplicativo della missione presentato da Parmitano, non nascondendo emozione e gioia, hanno rivolto domande e curiosità all’equipaggio.
Al centro dell’attenzione l’astronauta italiano, che, con il suo carisma e la sua simpatia, ha saputo emozionare e condividere il sogno del volo. Un sogno che coltiva da quando era piccolo e che è riuscito a realizzare attraverso la sua carriera nell’Aeronautica Militare fino a diventare astronauta. La volontà di trasmettere questo sogno ai giovani, portando la sua testimonianza, così come fece con lui l’astronauta Maurizio Cheli quando egli stesso frequentava l’Accademia: «Perché tra di voi – dice – qualcuno potrebbe seguire le mie orme e spingersi più in là».
È il comandante russo Yurchikhin, dall’alto della sua esperienza di ben 4 «soggiorni» nello spazio a rispondere alla nostra domanda. «Siate sognatori ma concreti, abbandonate le idee fantastiche di teletrasporto ed altre fantasie televisive, dobbiamo invece concentrarci, sulla strada che si è fatta, quella dei piccoli passi avanti che si fanno tuttora». Dal primo volo di Gagarin che durò meno di due ore, in cui gli venivano chieste semplici cose, quando ancora non si sapeva se si potesse mangiare, bere, alla scoperta della Luna ed a sopravvivere nelle spazio, al passare mesi intorno alla Terra a bordo della International Space Station, per arrivare forse un giorno a toccare la terra rossa di Marte: «E forse – dice Parmitano – sarete proprio voi ragazzi qui presenti a fare quel passo». Ricorda l’orgoglio di essere Italiano evidenziando che il 40% della stazione spaziale orbitante è italiana compresa la cupola da cui gli astronauti possono dare uno sguardo all’universo. Siamo parte di un sistema più grande che è l’Europa e questa parte si sta sempre più ingrandendo.
Con entusiasmo gli allievi della Douhet hanno raccolta questa opportunità che si annovera nell’articolato progetto di crescita formativa della Scuola che prevede anche lo sviluppo del progetto «zerorobotics», una competizione di programmazione di robotica aerospaziale, ovvero satelliti artificiali, realizzati dal MIT, impiegati all’interno della Stazione Spaziale Internazionale. La corsa verso il futuro continua.