Firenze: dopo la tragica fine della crocifissa, scatta la caccia al mostro delle prostitute
FIRENZE – Summit in procura, oggi 6 maggio, per cominciare a far luce sul caso della ragazza rumena di 26 anni trovata morta lunedì mattina, nuda e crocifissa a una sbarra con nastri adesivi ai polsi, sotto il cavalcavia dell’A1 a Ugnano. Un vertice lungo quasi due ore, quello fra il pubblico ministero Paolo Canessa, lo stesso che si occupò a lungo del caso del mostro di Firenze, i carabinieri e la polizia. I risultati dei primi rilievi sul cadavere della ragazza farebbero pensare a una morte piuttosto rapida: non ci sarebbe stata, come emerso in un primo momento, una lunga agonia. Per domani 7 maggio è invece fissata l’autopsia.
La donna, identificata come Andrea Cristina Zamfir, classe 1988, era nuda, legata a una sbarra orizzontale alta poche decine di centimetri da terra, con dei nastri adesivi ai polsi, a braccia larghe nella posizione della crocifissione.È morta dopo essere stata seviziata da qualcuno che potrebbe essere un maniaco o uno stupratore seriale, e dopo aver sofferto, attorno alle 24 di domenica, secondo una prima ricostruzione. Andrea Cristina si prostituiva, ma in maniera autonoma, ossia senza essere nel giro dei protettori, tanto che non era stata «censita» dalla Buoncostume. A quanto si è appreso Andrea Cristina ha lasciato una figlia piccola che si troverebbe adesso con l’attuale compagno della ragazza, un uomo rumeno. Con lui e con la figlia la vittima viveva in un’abitazione nelle vicinanze di Firenze. I genitori di Andrea Cristina, avvisati dell’accaduto, vivono in Romania.
La squadra mobile della Questura, guidata da Lorenzo Bucossi, ha sentito persone vicine alla vittima, innanzitutto per ricostruire la sua ultima giornata. Poco distanti dal luogo del delitto sono stati ritrovati i vestiti della ragazza e il suo telefono cellulare. Il nastro adesivo per pacchi con il quale i polsi della ragazza sono stati fissati alla sbarra «è riconducibile all’azienda ospedaliera di Careggi», ha precisato il capo della mobile, poiché il nome dell’ospedale vi era scritto sopra. Al momento la polizia non sta utilizzando identikit per le indagini, sebbene uno ne sia stato fornito in passato da una donna aggredita nello stesso luogo e con le stesse modalità con cui è stata uccisa Andrea Cristina Zamfir. Anche su questo aspetto sono in corso degli accertamenti.
L’efferatezza della morte subita dalla ragazza e la possibilità che non si tratti del primo caso del genere, sempre nello stesso posto, in via del Cimitero di Ugnano, hanno fatto pensare da subito a un maniaco che abbia torturato e quindi ucciso, o lasciato morire, Andrea Cristina. Ed esistono delle analogie tra le modalità di questo caso e altri fatti precedenti, ha precisato il capo della squadra mobile di Firenze, Lorenzo Bucossi. In nessun altro caso simile, tuttavia, si è verificata la morte della donna, bensì sevizie e violenza sessuale. Per questo motivo adesso le indagini degli inquirenti andranno a scavare a ritroso nel tempo per 10 anni. Gli investigatori stanno inoltre cercando di capire se vi siano casi del genere anche in altri comuni, come Prato.
L’obiettivo è ripercorrere vecchi casi sospetti, compresi gli ultimi due, rilevanti, in ordine di tempo: la denuncia presentata nel marzo 2013 da una prostituta italiana, 46enne, che testimoniò di essere stata violentata, rapinata e legata con nastro adesivo alla stessa sbarra dove è stata ritrovata morta Andrea Cristina Zamfir, e un caso precedente, del 2006, quando un’altra donna italiana riferì alla polizia di essere stata violentata sempre sotto lo stesso cavalcavia, alla stessa sbarra.