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Natale 2025
La Squadra Mobile durante l'arresto di Riccardo Viti in via Locchi 49 c a Firenze

Donna crocifissa, Cristina è morta per 30 euro

La conferenza stampa dopo l'arresto di Riccardo Viti: da sin il colonnello Andrea Taurelli Salimbeni, il questore Raffaele Micillo, il procuratore della Repubblica Giuliano Giambartolomei
La conferenza stampa dopo l’arresto di Riccardo Viti: da sin il colonnello Andrea Taurelli Salimbeni, il questore Raffaele Micillo, il procuratore della Repubblica Giuliano Giambartolomei

FIRENZE – «È morta per 30 euro». Questa la sintesi della tragica fine di Andreea Cristina Zamfir, la giovane prostituta di 25 anni lasciata morire crocifissa ad una sbarra dopo essere stata seviziata con violenza inaudita. Lo ha detto il pubblico ministero Paolo Canessa, a poche ore dall’arresto di Riccardo Viti, accusato di averla uccisa nella notte tra domenica 4 e lunedì 5 maggio sotto un cavalcavia ad Ugnano, all’estrema periferia di Firenze, in via del Cimitero: un nome che era tutto un tragico presagio. Una donna evidentemente fragile e disperata, che per sopravvivere si era ridotta a fare la prostituta. Anche per un pugno di euro, come l’altra sera. In autonomia e senza protettori, tanto da non risultare schedata neanche nei archivi dei sorvegliati dalla polizia.

Riccardo Viti
Riccardo Viti

CARNEFICE – Come pure incensurato è risultato il suo carnefice: Riccardo Viti, 55 anni, idraulico, abitante a Firenze in via Locchi 49c. Molti gli indizi a suo carico, ma il principale – quello che il pm Canessa ha citato come la prova «regina» – è la sua ammissione di responsabilità. «Ho fatto una cazzata» ha detto ai poliziotti della Squadra Mobile che stamani sono andati ad arrestarlo all’alba a casa sua. Poi durante l’interrogatorio in questura, alla presenza di un avvocato d’ufficio, ha confermato non solo la confessione dell’omicidio della ragazza «crocifissa» ad Ugnano, ma anche di essere l’autore di numerosi casi di violenza a prostitute.

PRESTAZIONI – L’ha trovata alle Cascine (come dimostra anche un ripresa dalle telecamere stradali), l’ha portata a Ugnano chiedendole «prestazioni particolari» facendola spogliare e appoggiarsi ad una sbarra dopo averla legata con nastro adesivo (dove ha lasciato tracce del suo Dna, risultato uguale a quello di casi simili), poi l’ha seviziata con un bastone. Un «gioco» perverso che aveva fatto con altre, ma senza ucciderle. Stavolta è andata diversamente e quando si è accorto che la donna stava male ed era in pericolo di vita, si è preso paura (a suo dire) e l’ha abbandonata al suo atroce destino. Questo non gli ha impedito di rientrare a casa e di parcheggiare ne giorni successivi il suo furgone davanti al suo palazzo. Come tutti i giorni.

LUCIDITÀ – «Ha confermato con lucidità la sua condotta» ha detto Canessa, precisando che l’accusato «non sembra certo affetto da scompensi psichiatrici di alcun genere». In altre parole, secondo il pm, Riccardo Viti è capace di intendere e di volere. I motivi della sua condotta? Alla base c’è sicuramente un motivo di perversione – dice Canessa – «è una persona che evidentemente si soddisfa vedendo qualcuno soffrire».

Il pm Paolo Canessa
Il pm Paolo Canessa

ACCUSE – Nei suoi confronti è stato firmato un «fermo di indiziato di delitto» che nelle prossime ore andrà alla convalida del Gip. Non era tecnicamente possibile firmare l’arresto, mancando la flagranza. Viti è accusato di omicidio volontario, aggravato dall’atto sessuale, sequestro di persona e violenza carnale. Ma non basta. A suo carico – ha detto Canessa – sono addebitabili almeno altri cinque casi di violenza a prostitute: due a Firenze e tre a Prato. Sono gli unici che sono stati denunciati dalle vittime, anche se non si esclude che il Viti possa essere l’autore di altri non venuti fuori. Viti dopo, oltre otto ore di interrogatorio, è stato trasferito al carcere di Sollicciano. Grande folla di fotografi e cronisti davanti alla questura. Ma anche di cittadini. Qualcuno, mentre l’arrestato veniva fatto salire in macchina, ha gridato: «Carnefice di m….! Impiccati!»

INDAGINI – Chiave di volta delle indagini, risolte dopo quattro giorni dal delitto, è la stata la memoria di un poliziotto della Squadra Mobile. Due anni fa, quando era in servizio alle Volanti del 113, intervenne a seguito del litigio tra una prostituta ed un cliente in piazza Taddeo Gaddi a Firenze. Dai dati di quell’episodio tornato alla mente del poliziotto, gli investigatori sono risaliti al nome e alla targa dell’auto dell’uomo, risultato Riccardo Viti. Poteva essere un flebile traccia ed invece era proprio la pista giusta. «La tecnologia è essenziale nelle nostre indagini – ha osservato in conferenza stampa il questore Raffaele Micillo – come telecamere, esame del Dna e intercettazioni, ma il risultato di questa indagine dimostra ancora una volta che è altrettanto indispensabile l’elemento umano, la memoria e il controllo del territorio».

AUDIO – Parla il capo della Squadra Mobile di Firenze Lorenzo Bucossi

La sezione omicidi della Squadra Mobile di Firenze
La sezione omicidi della Squadra Mobile di Firenze


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Sandro Addario

Giornalista

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