Opera di Firenze, galà di grande effetto fra lirica e danza
FIRENZE – Terza inaugurazione per il nuovo teatro del Maggio, che dal mese scorso ha preso il nome di Opera di Firenze. La sala sulla carta è al completo e buona parte della stampa viene fatta accomodare nella sala comunicazione “Mercurio”, dove è stato promesso maxi-schermo. Qui l’unico flop della serata: lo schermo è quello di un televisore piuttosto piccolo (32’’?) e l’audio, all’inizio, è del tutto assente; sembrano un po’ beffarde le sei foto del Mercurio di Cellini che campeggiano alle pareti (il dio della comunicazione in quattro è ripreso da tergo, come in fuga…). L’audio comparirà, debole e incerto, solo a metà del primo pezzo in programma, il quarto atto dell’«Otello» di Verdi. Per questo, ambientazione essenziale, luci blu e la voce che anche in quelle condizioni si intuisce perfetta di Maria Agresta.
Positivo il battesimo del rinnovato corpo di ballo diretto da Davide Bombana: dieci coppie di ballerini hanno eseguito una sua coreografia di bell’effetto su «La Valse» di Maurice Ravel. La magia è arrivata però con Alessandra Ferri, ancora una vera étoile, che una volta di più ha dato una spiegazione visiva del perché certe danzatrici entrino nel mito. Dal bellissimo «After the rain» di Arvo Pärt (musica essenziale, per pianoforte e violoncello, eseguita alle prime parti dell’Orchestra del Maggio) ha danzato il “pas de deux” con Christopher Wheeldon, già solista nel «New York City Ballet» nella prima assoluta della coreografia, nel 2005. Bello e bravo, ha accompagnato alla perfezione l’eterea Alessandra, leggerissima e al contempo intensa: minuti di poesia pura.
La chiusura del programma è stata affidata al primo atto della «Tosca» di Puccini, finalmente in forma scenica (con la ripresa dell’allestimento di Mario Pontiggia che si è visto nel 2008 e nel 2010), con Fiorenza Cedolins, Marco Berti come Cavaradossi e Ambrogio Maestri a dar vita a uno Scarpia davvero cattivo comme il faut.
L’Orchestra e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino erano naturalmente diretti in maniera straordinaria da Zubin Mehta.
Un’installazione sulla facciata del nuovo teatro ricorda i fasti del Maggio dal 1933 in poi.
Si spera che stavolta sia l’inaugurazione buona, dopo quelle del 21 dicembre 2011 e del 24 novembre 2012. Tuttavia, nonostante le ripetute assicurazioni dei politici che la sfida è vinta, il teatro è finito e via dicendo, il palco ha ancora bisogno di molto lavoro: in particolare, manca il pezzo essenziale di un teatro d’opera, la torre scenica. Del tutto da costruire anche l’auditorium di 1000-1100 posti presente nel progetto. Incrociamo le dita e aspettiamo fiduciosi e vigili l’apertura definitiva dell’intero complesso.