Firenze, in agosto il ricordo della distruzione dei ponti sull’Arno voluta da Hitler
FIRENZE – Ci sarà una celebrazione ufficiale, nel giardino di Boboli, nei primi giorni di agosto, per ricordare il settantesimo anniversario di un atto di ferocia compiuto contro Firenze e il suo patrimonio di civiltà durante la seconda guerra mondiale: la distruzione dei ponti sull’Arno, ordinata da Hitler per rallentare l’avanzata dei partigiani e degli alleati e proteggere la ritirata tedesca. Fu salvato solo il Ponte Vecchio, ma venne isolato attraverso la distruzione di tutte le strade e le case intorno.
La volontà di riportare alla memoria collettiva un evento fra i più tragici della storia di Firenze, è stato dato, e non è un caso, da Cristina Acidini, soprintendente del Polo museale fiorentino, durante il convegno organizzato dalla Società italiana per la protezione dei beni culturali, nella sala Pietro Verri presso la sede della Croce Rossa, nel lungarno Soderini, in occasione del sessantesimo anniversario (1954-2014) della convenzione dell’Aja per la protezione dei capolavori d’arte nei conflitti armati.
Come ha ricordato il generale Roberto Conforti, presidente della società e già straordinario comandante del nucleo dei carabinieri per la tutela del patrimonio artistico, la seconda guerra mondiale provocò ferite gravissime ai beni culturali nazionali, anche con la distruzione del monastero di Cassino. Ma altri colpi mortali al patrimonio dell’umanità sono stati portati con gli ultimi conflitti: la distruzione del ponte di Mostar, nell’ex Jugoslavia, i capolavori persi in Afghanistan, quelli che i carabinieri italiani hanno cercato di recuperare a Bagdad.
Moderato da Sandro Bennucci, direttore di FirenzePost, il convegno ha toccato momenti di forte commozione attraverso le testimonianze di relatori che hanno ruoli attivi da protagonisti nelle azioni portate avanti a livello per salvare i beni culturali dalla distruzione e nella stesura delle intese internazionali che mirano a colpire chi si macchia di crimini contro l’arte e la cultura. Così, dopo gli intervent5i di Paolo Cioni, presidente del comitato provinciale della Cri e di Riccardo Romeo Jasinski, presidente della sezione toscana della società per la protezione dei beni culturali, sono intervenuti il professor Francesco Sisinni, per oltre 25 anni mitico direttore generale del ministero dei beni culturali, la professoressa Maria Luisa Stringa, presidente del centro Unesco di Firenze (che ha ricordato la distruzione della biblioteca di Sarajevo), il professor Umberto Leanza, presidente del comitato scientifico della società per la protezione dei beni culturali, che ha guidato la delegazione italiana durante le sedute per la rivisitazione della convenzione dell’Aja.
Molto apprezzati gli interventi di Mauro Del Corso, presidente della federazione italiana degli amici dei musei, del capitano Lanfranco Disibio, comandante del nucleo dei carabinieri dei Firenze per la tutela del patrimonio culturale. La studentessa Camilla Angelino ha portato il saluto dello scrittore Salvatore Gianella, autore di un fortunato libro dedicato a chi si è adoperato per salvare i beni culturali dalla minaccia delle guerre. Ed è stata assai applaudita Criswtina Acidini quando ha parlato di Firenze, del Ponte Vecchio salvato a stento, dando poi l’annuncio della celebrazione in Boboli per ricordare i magnifici ponti fiorentini finiti in polvere per coprire la fuga dei tedeschi.