Caso Magherini: Riccardo è morto per droga, asfissia, crisi cardiaca
FIRENZE – Droga, asfissia e disfunzione cardiaca. Sono queste le cause della morte di Riccardo Magherini, deceduto il 3 marzo poco dopo essere stato arrestato dai carabinieri in Borgo San Frediano a Firenze. Su questo hanno concluso i consulenti tecnici del pubblico ministero, degli indagati e della famiglia Magherini, che ieri hanno firmato un verbale steso al termine della riunione dove sono stati esaminati gli esiti dell’autopsia. Le cause del decesso – convengono i periti – sono «legate a un meccanismo complesso di tipo tossico, disfunzionale cardiaco e asfittico».
Dopo la denuncia dei familiari, la procura della Repubblica di Firenze aveva aperto un fascicolo d’indagine contro 11 persone: quattro carabinieri di due pattuglie del 112 accusati di omicidio preterintezionale, cinque operatori e due centralinisti del 118 accusati di omicidio colposo. L’uomo, ex calciatore giovanile viola, viene fermato nella notte tra il 2 e 3 marzo scorsi in Borgo San Frediano, mentre in stato confusionale sta urlando per la strada, dopo aver sfondato la vetrina di una pizzeria. Sul posto arriva una pattuglia del 112 per cercare di calmarlo, ma lui agitato fugge. Interviene una seconda gazzella dei carabinieri riuscendo a bloccarlo. Scattano le manette, mentre cerca di divincolarsi. Viene chiesto l’intervento del 118, che prima manda un’ambulanza ordinaria e quindi l’automedica con il medico a bordo per sedarlo. Nel frattempo l’uomo viene tenuto fermo a terra. All’arrivo del medico (circa 20 minuti dalla prima chiamata al 118) l’uomo è in arresto cardiaco. Nuovo tentativo di rianimazione in strada poi la corsa all’ospedale di Santa Maria Nuova dove però Magherini muore.
«Il rilievo più importante» afferma oggi l’avvocato dei carabinieri Francesco Paolo Maresca, è che i consulenti «escludono segni di lesioni derivanti da traumi in seguito a percosse o addirittura pestaggio. La causa principale di morte è l’uso dello stupefacente, vi è una parte residuale marginale di causazione dovuta a difficoltà respiratoria, che può essa stessa derivare dall’uso dello stupefacente. In considerazione dell’esclusione di qualsiasi riscontro lesivo – conclude Maresca – perché quelli che sono stati riscontrati sono collegabili all’attività di rianimazione, penso che debba essere riconsiderato e rivalutato il tanto contestato intervento dei carabinieri, che è avvenuto secondo protocollo».
Su Facebook poche ore fa il commento del padre di Magherini. «Ciao a tutti sono Guido, il babbo di Riccardo, scrivo per la prima volta perché voglio ringraziarvi della vostra vicinanza. Oggi è un giorno molto triste, perché ieri abbiamo saputo quanto Riccardo abbia sofferto prima di morire. Questo però ci darà ancora più forza per andare avanti per far sapere a brando chi era suo Padre un uomo fantastico unico che solo degli incapaci per il momento poi vedremo come chiamarli gli hanno tolto. A voi tutti grazie».
Ora il prossimo passo spetta alla procura, che – anche sulla base della valutazione dei consulenti – dovrà decidere il prosieguo dell’inchiesta.