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Firenze: diecimila in piazza Signoria per Renzi, che cerca voti anche a destra

Renzi in pza Signoria 2

FIRENZE – «Il futuro che ci aspetta è molto più bello delle nostre paure e del nostro passato». È condensato nello slogan finale il Matteo Renzi-pensiero di fine campagna elettorale, gridato a Firenze in piazza Signoria, ieri sera 23 maggio, dall’ex sindaco e presidente del Consiglio. Un comizio che ha radunato oltre 10mila persone (secondo la Questura), che il Pd ha mobilitato per il suo segretario-premier, con oltre 150 pullman in arrivo da fuori e 200 uomini del servizio d’ordine. Monumenti di piazza Signoria transennati e un cordone di poliziotti in borghese in mezzo alla piazza, all’altezza del balcone di Palazzo Vecchio, per tenere a debita distanza le annunciate contestazioni del Movimento di Lotta per la Casa.

Renzi non si perita a cercare voti a destra e a chi ha votato Grillo. Fino all’appello a «andare casa per casa a parlare con chi l’altra volta ha votato per il Movimento 5 Stelle o per Forza Italia», per convincerli a cambiare idea. Mancano ancora poche ore al voto, ma è possibile farlo, ha detto il premier.

Si è detto emozionato per l’accoglienza dei fiorentini, al suo ritorno in città, pur ricordando che era una giornata «pericolosa» per l’anniversario (il 23 maggio) dell’impiccagione e del rogo di fra’ Girolamo Savonarola nel 1498 proprio in quella piazza. E subito ha dovuto fare i conti con un selva di fischi e fischietti che si è levata dalla parte di piazza Signoria lato loggia dei Lanzi, quello opposto al suo palco.

Piazza Signoria RenziUna rumorosa contestazione al grido di «vergogna» e «casa subito», attuata da alcune decine di militanti antagonisti contro il piano casa del Governo Renzi, che prevede l’immediato distacco degli allacci di luce, acqua e gas a chi occupa abusivamente un edificio. Il gruppetto dei contestatori è stato sospinto progressivamente all’esterno della piazza dal cordone dei poliziotti in borghese e gli antagonisti hanno continuato per diversi minuti a contestare con slogan, fischi e striscioni, attestati su via della Ninna e chiusi da un cordone di poliziotti in assetto anti sommossa.

Il presidente del Consiglio non si è scomposto e, all’indirizzo dei contestatori, ha detto “rispondiamo con un sorriso a chi ci provoca, salveremo l’Italia anche per loro”. Poi Renzi ha citato esplicitamente Dario Nardella, il candidato Pd alla carica di sindaco, che per 20 minuti, prima di Renzi, ha parlato alla folla. Il vicesindaco aveva detto all’indirizzo dei militanti pentastellati, riuniti a Roma: “Hanno fatto di piazza San Giovanni un juke-box dell’odio e noi facciamo di piazza della Signoria un luogo della speranza e del progetto”. Nardella aveva fra l’altro criticato chi, come i grillini, «ha sventolato la bandiera di Berlinguer solo per raccogliere un pò di consenso».

È in chiave anti-Grillo, oltreché anti-Berlusconi, che Renzi ha pronunciato molte delle sue parole. Fino all’appello a «andare casa per casa a parlare con chi l’altra volta ha votato per il Movimento 5 Stelle o per Forza Italia», per convincerli a cambiare idea. Proprio contro i suoi avversari il premier ha difeso gli 80 euro in più in busta paga per i meno abbienti, il provvedimento forse più eclatante del suo governo: «Ma come si fa a definirli una mancia?», ha chiesto retoricamente, «per noi sono l’inizio della giustizia sociale che riportiamo nel paese nonostante Berlusconi e Grillo».

Piazza Signoria PDIl premier ha difeso dagli attacchi grillini il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, «oggetto di una campagna di odio» e perfino, indirettamente, il cancelliere della Germania, Angela Merkel: «Non è colpa della Germania se l’Italia non funziona. Non è tutta colpa della Merkel, le danno la colpa delle loro incapacità».

Grillo è riapparso nelle parole di Renzi in diversi altri passaggi, come esempio di populismo contraddittorio, mentre l’Europa è quella che ha dimenticato «i propri valori». Di sé, del Partito democratico, di Firenze e dell’Italia, Renzi ha proiettato l’immagine di «Paese laborioso, che quando c’è una nave di bambini in mezzo al mare non si volta dall’altra parte», e che, come il fiorentino Gino Bartali «rischiava e salvava gli ebrei». «Noi andiamo in Europa, dove già siamo, per dire parole di bellezza e non ci rassegniamo alla rassegnazione». Infine un invito a rimboccarsi le maniche assumendosi ciascuno la responsabilità di migliorare le cose nel proprio piccolo: «Non sarà Nardella o Renzi a salvarvi – ha detto ancora il premier – vi salverete da soli avvertendo ciascuno la propria responsabilità». A cominciare dal candidato Dario Nardella «che non dovrà fare il primo cittadino ma l’ultimo per essere vicino agli ultimi».

La chiusura della campagna elettorale per le comunali e le europee ha visto il 23 maggio i candidati sindaco fiorentini protagonisti in quasi tutte le principali piazze di Firenze. Cristina Scaletti ha parlato in piazza della Passera, Tommaso Grassi in piazza Santissima Annunziata, Achille Totaro per Fratelli d’Italia in piazza Strozzi, Attilio Armando Tronca per il Partito comunista dei lavoratori in piazza Sant’Ambrogio, Gianna Scatizzi per Ncd in piazza della Repubblica, Laura Bennati della lista Una città in Comune in piazza dei Ciompi. Avevano invece già concluso giovedì la propria campagna Marco Stella, di Forza Italia, e, mercoledì, Miriam Amato del Movimento 5 Stelle.


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Domenico Coviello

Giornalista

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