Firenze, Georgofili: il ricordo della strage. Il governatore Rossi: «Toscana a rischio mafia»
FIRENZE – Alle 1.04 di questa notte, 27 maggio, con la deposizione di una corona d’alloro davanti alla Torre dei Pulci, sul retro degli Uffizi, è stata rinnovata ancora una volta, per il 21° anno, la memoria della strage mafiosa di via dei Georgofili. Quel 27 maggio 1993, nel cuore della notte, un’autobomba imbottita di esplosivo, telecomandata a distanza, fu fatta saltare in aria dai killer della mafia siciliana, proprio davanti alla sede dell’Accademia dei Georgofili: la famiglia Nencioni fu sterminata, morirono padre, madre e le due figliolette Nadia, 9 anni, e Caterina, pochi mesi. Perse la vita anche lo studente Dario Capolicchio. Così lunedì sera, un corteo di autorità e di fiorentini, come ogni anno ha percorso il tratto che separa palazzo Vecchio da via dei Georgofili, passando per via Por Santa Maria e via Lambertesca, per giungere appunto davanti all’olivo invasato, e alla lapide, sulla Torre dei Pulci, che ricorda il punto esatto della strage. Prima però, nel pomeriggio, in palazzo Strozzi Sacrati, sede della giunta regionale toscana, si era svolto il convegno intitolato «Il dovere della memoria e della ricerca della verità», a cui sono intervenuti, fra gli altri, il presidente del Senato, Pietro Grasso, i magistrati della Procura di Firenze, l’avvocato di parte civile delle famiglie, e la presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime, Giovanna Maggiani Chelli. Si è parlato della lunga battaglia per la verità, per scoprire i mandanti e gli esecutori materiali della strage, per fare argine contro la criminalità organizzata di stampo mafioso. Ad ascoltare c’era una sala piena di rappresentanti delle istituzioni, di familiari, ma anche di studenti dell’Istituto Marco Polo di Firenze e delle altre scuole che hanno partecipato a progetti didattici sul tema. Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha tratteggiato un quadro della situazione attuale e ha ricordato che il Consiglio regionale ha recentemente fatto il punto su questo: la Toscana è purtroppo appetibile per le mafie, con i suoi 43 milioni di turisti all’anno, con settori che possono fare gola e con altri che possono essere fragili, complice la crisi, ad infiltrazioni mafiose, attraverso il fenomeno, ad esempio dell’usura. Le istituzioni continueranno a fare la loro parte, insieme alla magistratura, alle forze dell’ordine, alle associazioni che si occupano di legalità. E in prima battuta l’impegno sarà per il lavoro, il migliore antidoto all’illegalità.