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Renzi, tutto esaurito sul carro del vincitore

Matteo Renzi alla Leopolda 2013
Matteo Renzi alla Leopolda 2013

Niente di nuovo sotto il sole. Il carro del vincitore, targato Matteo Renzi, è al completo. Stracolmo. Peggio di un autobus indiano con le persone anche sul tetto, come si vedeva nelle foto di un tempo. La corsa per salirci continua, anche da parte di gente insospettabile.

Non solo politici di lungo corso alla disperata ricerca di sopravvivenza, non solo affaristi con la valigetta piena di idee, ma anche di tanta gente che fino a ieri guardandosi allo specchio non avrebbe mai creduto di votare per gli eredi storici del Pci. Non a caso al comizio di chiusura di Renzi e Nardella venerdì 23 maggio, si notavano in piazza della Signoria a Firenze – pur con apparente aria di distacco (della serie «sono qui per caso») -elettori fino a ieri dello schieramento opposto. Professionisti, dirigenti, imprenditori. Era quello che Renzi voleva, si dirà. Ha recuperato consensi in campo avversario. Legittimo, ma pericoloso al tempo stesso.

Renzi non ha vinto. Ha stravinto. Cosa che in politica non è consentito, almeno fino ad oggi. Un percorso troppo rapido per salire, per dirla con il Manzoni, dalla polvere all’altare perché non sembri qualcosa di studiato a tavolino, magari fuori dei confini dell’Arno. In tempi non sospetti, all’indomani dell’ultima sessione della «Leopolda» (era il 27 ottobre 2013), dalle pagine di Firenze Post avevamo parlato di «tranello» pronto per Matteo Renzi.

«Lo mandano avanti – scrivevamo sette mesi fa – per farlo vincere prima alla segreteria nazionale poi magari alla guida del governo. Pronti però a mollarlo e lasciarlo solo un minuto dopo, perché diventi non più presentabile politicamente. E, lasciato solo, da chi andrà poi a lamentarsi? Magari al Quirinale, dove non è affatto escluso che tra non molto possa esserci Massimo D’Alema. Che non aspetta altro che veder arrivare un Matteo Renzi con il cappello in mano. Allora il gioco sarà completato».

Vorremmo non aver ragione, perché in ballo non c’è solo la faccia di Renzi, che lui stesso dichiara di mettere a disposizione nei momenti più critici. In ballo c’è il destino e le tasche degli italiani. Di quelli che, provenienti anche da lontano, gli stanno dando fiducia in mancanza di alternative e soprattutto di qualcuno o qualcosa in cui credere.

Intanto oggi sono tutti renziani, cosa che in particolare fa male ai renziani veri della prima ora. E che, nonostante i sorrisi in aumento, viene mandata giù a fatica dalla nomenclatura di provenienza diessina. Si fa sempre più fatica a trovare qualcuno che ammetta di aver votato convintamente Berlusconi o Grillo. Gli stessi che saranno pronti a rinnegare il «renzismo» alla prima occasione. Ma questo il presidente-segretario lo sa bene.


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Sandro Addario

Giornalista

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