Misericordie: Firenze celebra i 770 anni ma si rischiano tante chiusure in Toscana
FIRENZE – La grande gioia per i 770 anni di vita del movimento delle Misericordie, la preoccupazione per le difficoltà economiche che affliggono il volontariato, l’invito ad avere coraggio per costruire il futuro. Sono i temi centrali della relazione del Presidente nazionale, Roberto Trucchi all’Assemblea della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia, svoltasi stamani a Firenze. Una scelta, quella del capoluogo toscano, non casuale, ma legata proprio ai festeggiamenti per i 770 anni di vita della Misericordia di Firenze, la prima Confraternita nata di uno dei maggiori movimenti di volontariato italiani e di certo il più antico.
«Stiamo vivendo un momento particolarmente difficile –ha detto Trucchi- per tutta la società, con una crisi economica che spinge a guardare i problemi contingenti piuttosto che progettare il futuro.» «Difficoltà economiche –ha aggiunto il presidente- che anche diverse nostre realtà stanno vivendo. E non si tratta solo delle piccole realtà, ci sono numerose grandi Misericordie, soprattutto in Toscana, che non ce la fanno davvero più.»
Il grido d’allarme è stato ribadito dal Presidente della Federazione regionale delle Misericordie della Toscana, Alberto Corsinovi : «Oggi festeggiamo il 770° compleanno della Misericordia di Firenze, ma presto rischiamo di celebrare i funerali di molte Misericordie in Toscana. Ci sono tante Misericordie sul nostro territorio che non ce la fanno più –ha detto Corsinovi- a causa di una burocrazia asfissiante che obbliga tanti dei nostri volontari a inventarsi commercialisti, avvocati, esperti di sicurezza, piuttosto che fare quello che vorrebbero, cioè aiutare il prossimo. E questo a fronte di rimborsi da parte della Regione ormai divenuti insostenibili e inaccettabili. Ogni punto di emergenza sanitaria territoriale della rete del 118 (in Toscana circa 140, tutti gestiti dal volontariato) riceve 88mila euro all’anno di rimborsi –ha spiegato Corsinovi-. Il Lazio, per lo stesso servizio riconosce al volontariato 288 mila euro, il Piemonte 325 mila, la Lombardia 390 mila. E se quella stessa postazione, con 18 operatori come viene chiesto a noi, il pubblico dovesse gestirla in proprio, con personale dipendente, spenderebbe 468mila euro. A cui andrebbero aggiunti i costi per il materiale: ambulanze, attrezzature, carburanti, ecc. Gli 88 mila euro che ci vengono riconosciuti oggi sono gli stessi del 1999, con il semplice adeguamento Istat, a dispetto dei tanti adempimenti e oneri che si sono aggiunti da allora.»
«Al punto in cui siamo –ha concluso Corsinovi- le sempre maggiori difficoltà di ordine burocratico, accompagnate da simili rimborsi per le tante attività svolte, non consentono più la prosecuzione del nostro impegno.»