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«Confessioni di un mammone italiano»: romanzo di un’ossessione moderna

Firenze, 26 maggio 2014 – Quando parliamo di “mammoni” pensiamo ad adulti poco cresciuti, ultratrentenni con la “sindrome di Peter Pan”, bamboccioni di vario genere. Ma spesso il legame con la madre arriva a essere così stretto da essere patologico, come un cordone ombelicale che non è stato mai tagliato. “Sin da piccolo sapevo già con chi mi sarei voluto sposare: mia madre. Era come se non esistessero altre donne al mondo. Solo lei”: così inizia “Confessioni di un mammone italiano” (Mauro Pagliai, pp. 192, euro 12), l’intenso e a tratti ironico romanzo d’esordio di David Leone. Nato a Firenze nel 1974, Leone trascorre la sua infanzia a Courmayeur per poi trasferirsi a Washington D.C., dove studia alla Georgetown University. Oggi vive in Brasile e lavora nel campo delle relazioni internazionali. Da sempre appassionato di letteratura, ha deciso di scrivere una storia singolare ma allo stesso tempo emblematica e attualissima, in cui affronta con leggerezza ma anche sorprendente capacità introspettiva un problema sempre più dibattuto nella nostra società.

Protagonista delle Confessioni è Alfredo, il cui legame con la madre ha i tratti di un’ossessione morbosa che è anche fonte di un insanabile conflitto interno, in cui le occasioni di emancipazione si scontrano con un’entità sempre presente, una voce fuori campo che sorveglia ogni pensiero, ogni azione, ogni passo. È la madre, totem di indiscutibile perfezione e tiranno della coscienza, a guidarlo nella scelta dell’università, della moglie, del lavoro… persino della propria morale. Il percorso verso la liberazione, a volte desiderata altre temuta, dovrà passare per strappi, rifiuti, ribellioni.

Datosi al libertinismo sessuale, Alfredo scoprirà nella relazione con la prostituta ucraina Ivanka l’unico rapporto autentico della sua vita: da esso trarrà la forza di affrontare i suoi desideri, demolendo lentamente un’esistenza fasulla e inebetita. Fuori dall’oppressione dello studio legale per cui lavora, ma soprattutto fuori dalla prigione della sua mente, per inseguire il sogno più nascosto e inconfessato: diventare uno scrittore.

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