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Nardella non sia il clone di Renzi: eviti a Quattrocchi l’esperienza di Vigna

Dario Nardella, nuovo sindaco di Firenze
Dario Nardella, nuovo sindaco di Firenze

Una ventina d’anni fa, quando un nuovo sindaco presentava la giunta, nei giornali c’era l’abitudine di metterlo di fronte a una raffica di domande. In genere ventuno: dalla A di ambiente alla Z di Ztl. Per capire se era pronto, se aveva studiato, se era consapevole di quel che l’aspettava. A Dario Nardella è stato risparmiato il pubblico interrogatorio forse perché non era inedito per l’amministrazione di Palazzo Vecchio. Ha fatto il vicesindaco e probabilmente era preparato sui famosi cento luoghi di Renzi. Poi effettivamente ridotti a poco più di una manciata.

Ma forse nemmeno lui se l’è sentita di fare altre promesse difficili da mantenere. Così ha pensato di riempire la scena, annunciando per venerdì 6 giugno la prima riunione di giunta alla basilica di San Miniato, accanto al cimitero delle Porte Sante (dove riposano i grandi contemporanei: da Giovanni Spadolini a Vasco Pratolini, da Mario Cecchi Gori a Pietro Annigoni) per mostrare ai neo assessori Firenze dall’alto. E far capire loro quale compito li aspetta. E magari anche per indicare luoghi e palazzi, visto che nella squadra non manca chi non è fiorentino. Come la signora Nicoletta Mantovani vedova Pavarotti, probabilmente bisognosa di una visione d’insieme: da Bellariva alle Cascine, con in mezzo il tetto di Santa Croce (dove puntò la colubrina, proprio da lassù, il marchese di San Secondo durante l’assedio del 1530), la Cupola del Brunelleschi, il campanile di Giotto e l’aguzzo profilo di quello della Badia.

Spettacolo? Sì, in stile renziano. Dov’è più importante circondarsi di nomi e di personaggi che di programmi, d’iniziative per aiutare questa città a uscire dalla crisi riscoprendo se stessa e il suo genio. Nicoletta Mantovani è persona amabile e rispettabile, ma viene da Bologna e ha anche un’altra missione da compiere: portare avanti la Fondazione Pavarotti. Il nuovo incarico, ossia fare l’assessore-ambasciatore di Firenze, le sarà d’aiuto o d’intralcio? Alla fine ne trarrà più giovamento la città o l’istituzione che porta il nome di big Luciano? Con tutto il rispetto dovuto a lei, non c’erano fiorentini doc altrettanto conosciuti ai quali affidare una rappresentanza che non dev’essere solo da cartolina?

Giuseppe Quattrocchi
Giuseppe Quattrocchi, già procuratore della Repubblica, ora consigliere speciale del sindaco

Così come siamo rimasti da una parte contenti e dall’altra dubbiosi nel vedere nella squadra dei consiglieri speciali del neo sindaco il dottor Giuseppe Quattrocchi, già procuratore della Repubblica. Contenti perché conosce Firenze e i rischi che ne possono minare la sicurezza. Dubbiosi per un precedente: la presenza del compianto Pier Luigi Vigna come consulente nella giunta di Matteo Renzi. Ricorderete come andò a finire: Vigna non riuscì a incidere come avrebbe voluto e scrisse le dimissioni. Ecco, Nardella dimostri di non essere il clone del suo sostenitore e predecessore: metta il dottor Quattrocchi in condizioni di lavorare al meglio. E magari decida finalmente di organizzare la fiumana di 10 milioni di turisti l’anno, che da risorsa è diventata massa scomposta, disordinata, mordi e fuggi. Che porta poco e lascia niente. Tenti di trattenerla, questa massa di visitatori, di disciplinarla, di farla spendere anche di più: nel reciproco interesse di accoglienza e conoscenza. Provi a cominciare dall’alto, da San Miniato: come farà venerdì con i suoi assessori.


Sandro Bennucci

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