«Sanità toscana, la Regione commissiona e il Mes-Sant’Anna incensa»
Far funzionare le cose nel chiuso dei laboratori, elaborando algoritmi sul sistema sanitario regionale finanziati dalla Regione stessa, è piuttosto semplice. Scientificità del tutto empirica hanno invece le valutazioni quotidianamente elaborate dai cittadini toscani che, per restare in tema di bersagli, più che volentieri spesso giocherebbero a freccette mirando su ticket, liste d’attesa, carenze di personale, ospedali che perdono reparti e via lamentando. Cosa del tutto diversa si nota, invece, leggendo i dati del Rapporto di valutazione e performance della sanità toscana per il 2013 elaborato dal Laboratorio MeS (Management e Sanità) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Lo studio è stato presentato dalla giunta regionale che, con malcelato orgoglio, ha annunciato che il sistema salute in Toscana «nel 2013 è migliorato nel 65% dei casi», enunciando risultati sulla riduzione del tasso di ospedalizzazione, sui tempi d’attesa per codici gialli al pronto soccorso e sulle risposte terapeutiche per frattura del femore o la riduzione di parti cesarei.
Al di là dell’ineleganza del commissionare uno studio su se stessi, fatto che pur senza nulla togliere alla capacità scientifica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa fa però registrare una sovrapposizione poco opportuna tra controllore e controllato il punto è che poi agli sportelli ci sono i cittadini che tutti i giorni, specie in alcune aree più periferiche della regione, si confrontano con un sistema che accorpa, sposta, taglia e mai cuce nel nome di un pareggio contabile che si vuol far ricadere solo sui servizi. Insomma, voglio dire: i ricoveri ospedalieri saranno senz’altro più appropriati, ma la rete ospedaliera si va polarizzando sui nuovi ospedali senza che la rete territoriale di assistenza si capillarizzi in qualche altro modo. E che dire, poi, delle liste d’attesa? Ma sono solo due esempi.
Come recita una nota pubblicità, chiediamolo a un’ipotetica signora Gina, a un signor Luigi o al piccolo Tommaso, a cosa serve una pressione di ticket che colloca la nostra sanità pubblica sull’orlo del fuori mercato rispetto al privato: ebbene, non lo sapranno perché ad aumentar di contributo da parte del cittadino ormai corrispondono servizi sempre più poveri e logisticamente rarefatti. Noi invece però lo sappiamo: quei ticket vanno ad alimentare l’apparato cui non si vuol rinunciare e sotto il cui peso il sistema della sanità toscana rischia di implodere. Tre anni, ci sono voluti, per iniziare a dare attuazione alla nostra mozione approvata in Consiglio all’unanimità sull’accorpamento Estav da tre a uno. Quanto alle Società della Salute, invece, un mio emendamento che imponeva il loro superamento entro il 31 marzo scorso, recepito in finanziaria regionale a larga maggioranza, è ancora inattuato. Si discute. Ci si confronta sui come e sui quando. Ma siamo a metà giugno e ancora ben lungi dall’essere a dama. E il taglio delle Asl? Quando si potrà finalmente iniziare a parlarne seriamente?