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Cerimonia di apertura dei Mondiali del Brasile allo stadio Itaquero di San Paolo

Mondiali 2014, Brasile poca samba (e aiutino dell’arbitro giapponese) contro la Croazia: 3-1

Il rigore trasformato da Neymar e concesso con generosità dall'arbitro Nishimura
Il rigore trasformato da Neymar e concesso con generosità dall’arbitro Nishimura

SAN PAOLO – Fra brasiliani e croati diventa decisivo il giapponese: l’arbitro Nishimura che si portava addosso un alone malefico per aver diretto la Seleçao nell’ultima sconfitta mondiale, in Sudafrica. Stavolta, invece, la sua direzione è stata una benedizione: ha concesso molto benevolmente il rigore che, al 36’ del secondo tempo, ha permesso a Neymay di siglare la sua doppietta portando il Brasile in vantaggio. Poi è arrivato anche il tre a uno, ma la svolta è stata lì, su un pestone di Lovren a Fred: un intervento che, di solito, non viene punito così severamente. Ma l’arbitro ha fatto anche di più: annullando, poco dopo, il gol del pareggio della Croazia per una carica al portiere Julio Cesar da parte di Olic. Decisione che è sembrata giusta, ma vallo a spiegare a Niko Kovac, imbelvito allenatore croato, convinto (non proprio a torto) d’essere stato defraudato almeno di pareggio che non sarebbe certo stato scandaloso.

NEYMAR – In effetti, è stata la Croazia, almeno nel primo tempo, a mostrarsi più volitiva e incisiva. I suoi campioni non hanno sfigurato. Più leziosi i brasiliani, incline a pavoneggiarsi nel loro palleggio e nelle azioni portate avanti con passaggi orizzontali. La loro fortuna? Che il portiere croato, Pletikosa, un perticone di due metri, non ha mostrato capacità di allungarsi sui palloni angolati. Così ha preso il primo gol di Neymar, con pallone rimbalzato sul palo e finito dentro, il secondo dallo stesso Neymar su rigore, anche se era riuscito a toccare il pallone senza però deviarlo. Infine, il poco plastico Pletikosa ha subìto anche il terzo gol all’angolo, senza riuscire a intercettare il pallone colpito con la punta della scarpa da Oscar.

FISCHI – Primi tre punti al Brasile, che aiutano a chiudere in bellezza la prima giornata del Mondiale. E che aiutano anche la presidente, l’ex guerrigliera Dilma Roussef, a uscire dal nuovo stadio Amazzonia senza fischi, dopo essere stata contestata a lungo durante la giornata caratterizzata da scontri fra dimostranti e polizia qui a San Paolo, ma anche a Rio, Fortaleza e Manaus, città sede della partita d’esordio dell’Italia, a mezzanotte di sabato 14 giugno, contro l’Inghilterra. Una giornata comunque suggellata dalla fine della grande attesa, cioè dal momento che il Brasile aspetta da 64 anni, cioè da quel giugno 1950 funestato, per paulisti e carioca, dai gol di Ghiggia e Schiaffino che dettero all’Uruguay la Coppa del mondo e provocarono disperazione, e perfino suicidi, in tutto questo grande Paese. E’ vero che i brasiliani si sono abbondantemente rifatti con la straordinaria epopea di Pelè e vincendo, in oltre sei decenni, ben cinque volte il campionato mondiale, per due volte (1970 e 1994) battendo l’Italia. Ma stavolta, nella ventesima edizione del festival planetario del calcio, c’è un’elettricità diversa. Quando il pallone comincia a rimbalzare si stemperano le contestazioni e gli scontri che hanno visto protagonisti coloro che rimproverano alla presidente Dilma Roussef di aver speso miliardi di dollari nella Coppa del mondo senza pensare alle favelas, agli ospedali e alle scuole fatiscenti.

Marcelo, ha fatto l'autogol del vantaggio croato
Marcelo, ha fatto l’autogol del vantaggio croato

MARCELO – L’arbitro, il giapponese Nishimura, è stato bersaglio di scongiuri e riti magici: fu lui,infatti, ad arbitrare la partita che il Brasile perse con l’Olanda nel mondiale sudafricano del 2010. E l’avvio provoca subito un brivido sulle schiene dei festosi tifosi di casa: Olic (6’) ha una grande occasione per segnare ma il suo colpo di testa fìnisce a meno di dieci centimetri dal palo destro di Julio Cesar, ex portiere dell’Inter che è riuscito a mantenere il posto di titolare nella Seleçao. Non è un caso: fra croati ci sono grandi giocatori. Su tutti lo stesso Olic e Modric, vincitore della decima Coppa dei campioni d’Europa, la Champions, con il Real Madrid. Non a caso, all’11’ il nuovo stadio, l’Arena di San Paolo, precipita nello sconforto: scende di nuovo la Croazia, sempre Olic al centro dell’azione, pallone crossato in area, intercettato malamente da Marcelo e spedito in fondo alla sua rete. Autogol clamoroso da parte di un campione vero, che poche settimane fa ha alzato la Champions con il Real Madrid nella finale di Lisbona, vinta ai supplementari contro i cugini dell’Atletico. Marcelo fu un punto di foza del Real. Stavolta invece sbaglia clamorosamente. Costringendo a inseguire il Brasile dei funamboli, dei campioni come Dani Alves, Thiago Silva, Paulinho, Hulk, Fred e la stellina Neymar.

PAREGGIO -I tifosi croati non credono ai loro occhi, non stanno nella pelle per la contentezza. Del resto, il preparato allenatore Niko Kovac l’aveva predetto: già nei primi minuti i suoi avrebbero messo in difficoltà il Brasile. Così è stato. I verdeoro accusano il colpo. E tentano rabbiosamente di reagire, ma davanti a loro si erge il portiere Pletikosa, capace di sfoderare tre paratone consecutive. Rabbiosamente? Sì, e lo si vede quando Neymar, un po’ confuso per lo svantaggio, colpisce con una gomitata Modric. Ammonito. I croati chiedono l’espulsione. Lui si scusa. Eppoi si riscatta: pareggiando. E’ il 29’. Gran tiro da fuori area, pallone che va a sbattere sul palo sinistro di Pletikosa e va dentro. Uno a uno. Un gol che sembra rianimare lo stadio, ridare voce a gente che si era sentita strozzare l’urlo in gola nel momento dell’autogol di Marcelo. Il Brasile riparte, Luiz Gustavo e Paulinho spingono molto, costringendo i croati a difendersi. E a commettere falli anche al limite dell’area. Dove si vede l’arbitro che usa lo spray per segnare il punto in cui deve piazzarsi la barriera. Una novità per l’Europa, una consuetudine, ormai, per il campionato brasiliano. Neymar si fa largo fra gli avversari con guizzi e tocchi deliziosi. Non aiutato da Hulk, punta con il fisico e movenze di minor raffinatezza: più che un virtuoso della Seleçao pare un calciante del calcio storico fiorentino. Molta potenza, meno efficace il dribbling.

HULK – Il primo tempo finisce così, con il Brasile arrembante e la Croazia prudente. Ma nella ripresa anche la Seleçao va piano. Manovre lente,

Jennifer Lopez, protagonista della cerimonia d'apertura del Mondiale brasiliano
Jennifer Lopez, protagonista della cerimonia d’apertura del Mondiale brasiliano

portate avanti con passaggi orizzontali. Scarsi gli affondo. La Croazia aspetta e non riparte, appare meno brillante rispetto all’inizio di partita. Oscar la fa padrone, tenta di sfondare palla al piede, contrastato dal genoano Vrsalijko, coriaceo e insistente fino al fallo. Ma è una manovra lenta e macchinosa quella brasiliana, fatta di appoggi e passaggi senza efficacia. Troppo poco per impensierire i croati. Fra i quali giganteggiano i soliti: Olic e Modric, capaci di rientrare a difendersi fino al limite della loro area. Quindi si prepara la svolta: al 23’ Scolari sostituisce l’inconcludente Hulk con Bernard. Il Brasile ne guadagna in dinamismo. La Croazia soffre. E arriva il momento che i tifosi verdeoro aspettavano. Fred s’insinua nell’area croata, Lovren lo tocca con lo scarpino sul piede sinistro. L’arbitro giapponese si rivela assai generoso: indica il dischetto. Rigore inventato. Va sul pallone Neymar, il portierone Pletikosa cerca di sbarrargli la porta con la sua imponente stazza. Neymar finge di prendere la rincorsa, in realtà fa solo passettini. Infine tira: il portierone intercetta, Modric addirittura esulta perché ritiene l’abbia presa. Invece no. Il tocco spinge solo il pallone dentro. E’ gol. Brasile in vantaggio. Neymar è sommerso da un nugolo di abbracci.

REBIC – La Croazia protesta. Niko Kovac ha un diavolo per capello e sostituisce Jelavic con il giovane attaccante Rebic della Fiorentina, che realmente getta lo scompiglio nella difesa brasiliana. Ci sarebbe il pareggio (36’), firmato da Perisic, ma Olic ostacola irregolarmente Julio Cesar. Fallo sul portiere. Del resto, Nishimura aveva fischiato prima. Si arrabbia ancora Kovac. Teme il la reazione brasiliana. Che arriva, implacabile, quasi allo scadere. Oscar scatta con il pallone al piede, entra in aerea, tocca di punta e metta dentrpo con un tiro angolato, alla destra di Plentikosa che si allunga inutilmente. Tre a uno. Festa brasiliana. E stregoni di nuovo all’opera perché anche nel ’50 la Seleçao vinse la partita d’avvio (4-0 al Messico), poi arrivò l’Uruguay… Ma intanto il Brasile mette in cascina i primi tre punti. Fra le proteste dei croati, arrabbiatissimi con l’arbitro giapponese.

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Sandro Bennucci

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