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Mercoledì 18 giugno distributori chiusi per sciopero

Sciopero benzinai mercoledì 18 giugno. Stato di agitazione della categoria fino al 28

Mercoledì 18 giugno distributori chiusi per sciopero
Mercoledì 18 giugno distributori chiusi per sciopero

FIRENZE – I benzinai chiudono per uno sciopero generale. Mercoledì 18 giugno sarà una giornata nera perché deve viaggiare con la propria auto visto che sul territorio nazionale resteranno serrati tutti gli impianti di rifornimento carburante. I distributori resteranno chiusi dalle 19.30 di martedì 17 giugno sino alle 7.00 di giovedì 19 giugno. Il 18 giugno manifestazione nazionale in piazza Montecitorio a Roma. Un’intera giornata di stop che rientra in un più ampio stato di agitazione che si articolerà in ulteriori forme di protesta.

Sino alle 19.30 del 17 giugno durante l’orario di apertura dei distributori i self-service rimarranno chiusi e le insegne delle compagnie, così come gli annunci di sconti e offerte, saranno coperti.

Inoltre dalle 22 del 17 giugno fino alle 22 del 18 stop anche ai distributori sulle autostrade.

Infine dalle 00.00 del 21 giugno fino alle 00.00 del 28 giugno i benzinai non accetteranno pagamenti elettronici, come bancomat e carte di credito.

La protesta è stata indetta dalle principali sigle sindacali di categoria Faib, Fegica, Figisc che denunciano: «Il Ministero dello Sviluppo economico riconosce la fondatezza delle questioni da noi poste, ma i petrolieri latitano».

MOTIVAZIONI DELLO SCIOPERO. «Facciamo appello a due soggetti, alle compagnie petrolifere e al Governo -ci ha spiegato Andrea Stefanelli della Faib Confesercenti– I benzinai non sono il problema come vanno raccontando i petrolieri. Sono le compagnie che si sottraggono al confronto, ci sono accordi scaduti dal 2011 che stanno tentando di rinnovare a zero euro a fronte di un mercato dei carburanti che dal 2008 è in recessione. I prezzi ingiustificatamente più alti che vengono imposti ai gestori ed agli automobilisti dalle compagnie petrolifere sono la conseguenza per un verso di norme troppo spesso violate e per l’altro di un sistema che attende da troppi anni di essere profondamente riformato. Vogliamo prezzi più bassi e competitivi anche a beneficio degli automobilisti, unitamente all’avvio di una reale ristrutturazione ed ammodernamento della rete di vendita».

QUANTO GUADAGNANO I BENZINAI? «I gestori hanno un guadagno lordo di 3-3,5 centesimi al litro da cui togliere le spese di gestione e le tasse. Stiamo chiudendo le pompe, i costi e la crisi si stanno portando via le nostre attività» sottolinea Stefanelli.

DA COSA E’ COMPOSTO IL COSTO DELLA BENZINA? «A noi benzinai non rimane in tasca quasi nulla. Il costo del carburante è costituito per il 66-67% dall’imposta di fabbricazione e dall’Iva che finiscono allo Stato, il gestore degli impianti prende il 2,5%, il resto va alla compagnia petrolifera di riferimento» fa sapere Stefanelli.

I PETROLIERI VOGLIONO DISTRIBUTORI SOLO A SELF-SERVICE. «Le compagnie vorrebbero impianti senza gestori, propagandando sconti fino al 10%. Impianti gestiti da macchinette elettroniche sulla falsariga di quanto avviene per molti caselli autostradali» racconta il sindacalista della Faib.

APPELLO AL GOVERNO. «All’esecutivo diciamo che una trasformazione degli impianti senza operatori comporta rischi e pericoli perché vendiamo benzina, liquidi infiammabili e esplodenti e quindi sarebbero poi i vigili del fuoco ed altri operatori statali a dover garantire la sicurezza attorno alle pompe. Inoltre il 1° luglio decade il decreto per pagamenti con carte di credito senza commissioni. Serve rinnovare l’accordo con banche. Noi benzinai diciamo ok al pagamento con bancomat e carte di credito ma senza costi aggiuntivi».

RAZIONALIZZAZIONE RETE BENZINAI ED ESUBERI. «In Italia abbiamo 25mila punti vendita. Sono tanti, ma molti impianti vengono tenuti aperti per pura strategia delle compagnie. Basti pensare che in Germania, dove circolano più auto e dove risiedono più persone, hanno 17 mila impianti. Noi siamo per la razionalizzazione del settore e per una vendita qualificata, punti vendita moderni e attrezzati. Siamo d’accordo nel chiudere punti vendita improduttivi, il contenimento dei costi va a beneficio anche dell’automobilista». In Italia, sostiene la Faib, ci sono 10mila esuberi, impianti in eccedenza che andrebbero chiusi nel più breve tempo possibile. In Toscana, ad esempio, negli anni si è passati da 3.500 a 1.200 distributori.

SERRATA AD OLTRANZA? «Non ci divertiamo a scioperare, abbiamo bisogno di protestare ma non vogliamo mettere in difficoltà l’automobilista. E’ chiaro che senza uno straccio di accordo, soprattutto con le compagnie petrolifere, dovremo pensare ad altre proteste» dice Stefanelli.


Massimiliano Mantiloni

Giornalista

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