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Pitti Uomo è un trionfo, ma Firenze non può ospitarlo in una tendopoli

Pitti Uomo 2014, stand fra i padiglioni
Pitti Uomo 2014, stand fra i padiglioni

Si sono salutati freddamente, il premier Matteo Renzi e il presidente della Regione, Enrico Rossi, nella solennità del Salone dei Cinquecento, durante il taglio del nastro di una davvero trionfale edizione di Pitti Uomo.­­­­­­ Non solo perché si tratta del sessantesimo anno di vita del Centro moda di Firenze e il pensiero corre all’alba degli anni Cinquanta, quando l’Italia del dopoguerra si toglieva i vestiti sdruciti e Firenze insegnava a tutti cos’era una sfilata di abiti di classe, ma soprattutto per il successo di espositori (1090) e la qualità delle creazioni.

Renzi e Rossi si sono appena sfiorati la mano, un po’ impacciati, probabilmente perché il secondo rimprovera al primo (che oltre a essere capo del governo è anche il segretario nazionale del suo partito) di voler catapultare contro di lui un concorrente di peso alle primarie Pd per la presidenza della Regione che si dovrebbero tenere prima di Natale. E nonostante le smentite, fatte più o meno a denti stretti dal segretario toscano,Dario Parrini,la più gettonata per tentare di scalzare Rossi continua a essere Maria Elena Boschi.

RANCORI – Ma forse sarebbe stato bene che premier e governatore avessero lasciato da parte rancori e promesse magari non mantenute per calarsi nel tema della giornata: appunto la grande kermesse di Pitti. Che si avvia a ottenere uno straordinario successo pur avendo un limite poco tollerabile: si svolge in una tendopoli. La Fortezza da Basso del Sangallo, gestita da Firenze Fiera, è una magnifica location, ma dentro le mura e i bastioni è rimasto poco dopo le demolizioni dei padiglioni ordinate dalla magistratura. Così gli stand degli stilisti sono stati allestiti sotto enormi tendoni bianchi che emanano un poco confortante senso di provvisorietà. Sono rimasti in piedi, all’esterno, alcuni fabbricati di proprietà di Pitti usati per gli accrediti, ma già condannati alla demolizione, a quanto pare solo rimandata.

ACCAMPATI – Ed eccoci al punto: è possibile che un dei più grandi appuntamenti mondiali della moda, quest’anno organizzato come sfida alla concorrenza di Londra, debba vivere da accampato perché i soci azionisti pubblici di Firenze Fiera non sono riusciti a trovare un’intesa (e i soldi necessari) per ristrutturare la Fortezza senza rischiare demolizioni?

QUOTE -Il pacchetto azionario attuale vede la Regione in maggioranza con il 31,85%, seguita dalla Camera di commercio di Firenze con il 28,67%, dalla Provincia di Firenze con il 9,28%, dal Comune di Firenze con il 9,22%, dal comune di Prato con il 7,29%. Segue una lunga lista di soci con quote minime. In via di dismissione, la Provincia di Firenze ha dichiarato di voler cedere il suo pacchetto. La Regione vorrebbe acquisirlo, ma per ora c’è stallo. Anche perché dopo l’uscita di scena di Cristina Scaletti, il nuovo assessore che ha le deleghe nelle quali rientra la Fortezza, Sara Nocentini, pare non abbia ancora affrontato il problema. Temporaneamente nelle mani di Ledo Gori, capo di gabinetto di Enrico Rossi, che deve sbrigare molte altre pratiche, fra le quali la Concordia, Piombino, la spinosa questione degli aeroporti.

FINANZIAMENTO – Ma soprattutto c’è il problema più grande: le risorse. Che potrebbero essere chieste, almeno in parte, al governo nell’ambito di quel progetto Firenze che Renzi invocava quand’era sindaco e che sembra aver dimenticato ora che veste i panni del premier. E’ vero che Nardella, proprio questo pomeriggio, ha pubblicato su Facebook un progettone da 80-100 milioni per la Fortezza. Iniziativa che pone due domande: 1) Perché non ha fatto l’annuncio in Palazzo Vecchio, con tutti i dettagli, spiegando che si trattava della rielaborazione di un progetto di tre anni fa? 2) Il finanziamento così importante dove lo trova? Paga il governo, paga la regione, paga il comune?

In ogni caso bisogna che Firenze Fiera e i suoi azionisti (Regione e Comune in primis) si diano una mossa rapidamente. Anche sull’onda del successo di Pitti. Altrimenti sarebbe inquietante vedere città concorrenti, con sontuosi palazzi delle esposizioni, tentare di scippare a Firenze quello che, da sessant’anni, è un suo patrimonio d’immagine, creatività, stile.


Sandro Bennucci

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