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Calcio storico: ora vanno espulsi i dirigenti. Evitando che rientrino

Nardella & Calcio Storico 625x415

Per chi è nato, cresciuto e … peggiorato a Firenze, e si è lasciato affascinare fino al contagio dalla storia e dalle tradizioni di questa città, un 24 giugno senza finale del calcio in costume è come una mutilazione della festa del santo patrono: come un Natale senza panettone, una Pasqua senza uovo, un carnevale senza maschere.

Piazza Santa Croce vuota, senza rullar di tamburi e squilli di chiarine nel momento in cui i calcianti dovrebbero far cacce seguite da colpi di colubrina, provoca strette al cuore. Dieci-quindici anni fa, di fronte a un altro annullamento della finale, venne improvvisata una partita fra calcianti, ex calcianti e appassionati, lì sulla rena, davanti all’allibito Dante. Dalle tribune salivano dei «buuum» ogni volta che la palla di gomma dell’improvvisata caccia finiva nelle lunghe reti.

Significa che la decisione di non far disputare la finale 2014, sospendendo di fatto il torneo, viene avvertita come una ferita, qualcosa che fa piagare la pelle per il dolore. Probabilmente, questa volta, sarebbe stato difficile fare una scelta diversa senza entrare in una selva di strascichi di carta bollata, fatti di reclami, ricorsi, controricorsi.

Il motivo? Si è creato un groviglio inestricabile, quasi scientifico da come si sono messe le cose. Fateci caso: domenica 15 giugno si sospende la partita fra Rossi e Verdi perché un verde non vuole uscire dal campo, e si assegna ufficialmente, lì per lì, senza un giudizio di merito, la vittoria a tavolino. Quale tavolino? Poi viene fuori che anche il giorno prima, nella sentitissima semifinale Bianchi-Azzurri, c’era stato un calciante capace d’infrangere la regola: uscito dopo l’espulsione, ma poi rientrato. Pare se ne fossero accorti tutti, anche perché si dice che Spiridione, capitano azzurro, l’avesse segnalato agli arbitri. E la partita era arrivata alla sua conclusione. Da questo punto di vista, il ricorso degli Azzurri sta in piedi. Così come sta assolutamente in piedi la replica dei Bianchi: perché arbitri e comitato organizzatore non sono intervenuti subito? Marco Baldesi, presidente del colore di Santo Spirito, dichiara che se l’avessero detto sarebbe andato lui personalmente a portar fuori il calciante.

Morale? Un pastrocchio totale. E i colpevoli non sono i calcianti ma chi gestisce il gioco e non sa far rispettare le regole. E’ vero che le vicende del Calcio storico sono state segnate da picche, ripicche, polemiche e molto altro ancora, ma è altrettanto vero che nemmeno chi, come l’autore di queste righe, segue le partite in livrea da oltre mezzo secolo, ricorda una contraddizione così evidente: non sospendi la prima partita; sospendi la seconda; poi, tre giorni dopo, decidi di sospendere … a posteriori, anche la prima.

Il sindaco, Dario Nardella, è stato colto di sorpresa da questa situazione. Negli anni da vicesindaco non si era preoccupato troppo del Calcio storico, passerella che lasciava a Renzi. Poi, quando ha cercato di farne un palcoscenico, le assi gli sono franate sotto. Però ha deciso di metterci la faccia e di prendersi, coraggiosamente, le responsabilità che spettano al primo cittadino. Ma non basta. Ha usato una parola giusta: rifondare. Che, sommessamente, FirenzePost si era permesso di suggerire già da un paio di giorni. Allora avanti: piazza pulita. I dirigenti del Calcio storico non sono riusciti a gestire le espulsioni? Che siano loro, ora, ad accomodarsi fuori. Magari senza rientrare di soppiatto.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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