Mondiali 2014, Italia-Uruguay (oggi alle 18, diretta tv), per un posto negli ottavi. Prandelli agli Azzurri: vincete per la Patria
NATAL – “Dobbiamo giocare anche per la Patria. E’ la partita più importante della mia carriera. Siamo pronti, andiamo in campo per vincere”.
Cesare Prandelli non vuole sentir parlare di tatticisimi, di partita mirata sul pareggio, risultato che permetterebbe all’Italia di passare comunque il turno. No, il ct punta sull’amor patrio degli azzurri, prima della sfida con l’Uruguay che può determinare il fallimento ai Mondiali 2014 o, invece, il passaggio agli ottavi di finale. Con prospettive di andare ancora avanti. In sostanza, il fine Cesare imita un suo antico e glorioso predecessore: Vittorio Pozzo, ct dell’Italia due volte campione del mondo, nel 1934 e nel 1938. In che modo? In Francia, appunto nel ’38, alla vigilia della semifinale con il Brasile, che aveva già prenotato i biglietti aerei per la finale di Parigi e non fece giocare il diamante nero, Leonidas, per non affaticarlo, Pozzo, negli spogliatoi, intonò la canzone del Piave: Meazza, Ferrari, Piola e compagni fecero il coro. E scesero in campo motivatissimi: vincendo 2-1. E agguantando la finale con l’Ungheria: nella quale trionfarono di nuovo per 4-2.
PATRIA – Ecco, Prandelli fa un po’ la stessa cosa di Pozzo quando afferma: “Si tende a dare
importanza all’aspetto tattico, ma stavolta bisognerà essere pronti su ogni pallone a livello caratteriale, agonistico e psicologico. L’Uruguay ha un senso patriottico superiore al nostro. Dobbiamo ricordarci che siamo l’Italia, giochiamo anche per la Patria. Se perdiamo un pallone, deve essere perché gli altri sono stati più bravi. Non perché non siamo andati a contrastare”.
Ma Oscar Tabarez, ct dell’Uruguay, rimanda subito indietro il complimento: “Nessuno che abbia vinto così tanto come l’Italia puo’ essere accusato di essere pocopatriottico”. E allora? Tutti patriottici, italiani e uruguagi, tutti in campo con la mano sul cuore. Poi bisognerà vedere chi saprà usare meglio i piedi: se la coppia stellare della Celeste, formata da Edinson Cavani e Luis Suarez, o quella azzurra, con Mario Balotelli, e, ormai è certo, Ciro Immobile.
MENTALITA’ – “Abbiamo recuperato energie fisiche, sono convinto che siamo pronti anche a livello nervoso. Siamo convinti che serva la mentalità di cercare la vittoria. Non siamo capaci di giocare per pareggiare la partita. Se dobbiamo subire, dobbiamo anche essere bravi a contrattaccare immediatamente. Dobbiamo scendere in campo per far gol”, ripete qusi ossessivamente il commissario tecnico.
TANDEM – Il caldo di Natal fa paura. Anche l’Uruguay contro il Costa Rica (perse 3-1) soffrì l’ala, nello stesso modo in cui l’Italia patì contro l’Inghilterra. Ma conterà l’approccio tattico alla partita. L’Italia blindare la difesa contro attaccanti che possonio inventare in ogni istante la giocata vincente. Difesa a tre? Prandelli ci pensa ma non si sbilancia. Centrocampo folto, questo è certo. Con Pirlo in mezzo, protetto dagli incursori avversari. E davanti, si suppone, il tandem Balo-Immobile. Anche se Prandelli frena, butta acqua sul fuoco, sostiene che deve ancora riflettere. Il fatto è che non vuole dare il minimo vantaggio al rispettoso Tabarez, che, a sua volta, ha un problema in difesa: dove gli mancherà ncora il capitano, la bandiera: Lugano.
RAGAZZO – Al suo posto un ragazzino: il diciannovenne Josè Maria Gimenez. Che dovrà occuparsi di
Balotelli. Ha giocato poco nel suo club, l’Aletico Madrid, e pochissimo in nazionale, ma è furbo: ha fatto il giro del mondo la favola su come seppe bloccare il bomber colombiano Falcao: lo intrattenne chiedendogli che macchina avesse, e prima di ascoltare la risposta era già a centro area a respingere il pallone. Un furbastro? Balotelli dovrà guardarsi dalle entrate e… dalle trappole. Italia al bivio: fallimento o nuove prospettive. Partita da cardiopalma, e stavolta non è metafora. Resta da dire che gli Azzurri, alla terza partita del Mondiale, in passato, sono spesso riusciti ad andare avanti nonostante la classifica complicata. Prandelli lo sa e per questo vuole da tutti il massimo. Senza la canzone del Piave, ma puntando su … l’alzabandiera.