Apuane, serrata alle cave di marmo: scontro con la Regione
FIRENZE – Neppure un blocco di quel marmo che Michelangelo prediligeva uscirà per le giornate di oggi 30 giugno e domani 1 luglio dalle cave del distretto produttivo apuo-versiliese. Con una protesta senza precedenti si ferma l’attività estrattiva a Massa Carrara, in Garfagnana e in Versilia. E a tirar giù il bandone sono gli imprenditori. È, di fatto, una serrata. Obiettivo: contestare nel modo più forte possibile il varo in corso in Regione Toscana del nuovo piano paesaggistico. Approvato in commissione ambiente la settimana passata, non apprezzato dall’assessore all’Urbanistica Anna Marson che lo voleva più severo, ma invece lodato dal governatore Enrico Rossi come giusto punto di equilibrio, il piano dovrebbe essere approvato domani nella seduta del Consiglio regionale.
3 MILA OPERAI A CASA – La clamorosa protesta fa incrociare le braccia loro malgrado a oltre 3 mila lavoratori del settore: cavatori, laboratori e segherie. Tanto che il coordinamento delle imprese lapidee apuo-versiliesi (consorzio Cosmave, Cam, Assindustria di Massa Carrara e Lucca, Consorzio Marmi della Garfagnana, Legacoop di Massa Carrara e Lucca) ha stabilito di retribuire comunque gli operai che oggi e domani dovranno stare a casa. La Cgil ha contestato la decisione degli imprenditori di fare la serrata, così come il vice sindaco di Carrara, Andrea Vannucci.
LE RAGIONI DELLA PROTESTA – Ma le ditte estrattrici, difese da Assindustria locale, non hanno sentito ragioni. Protestano sostenendo che siano messi in pericolo migliaia di posti di lavoro e l’attività estrattiva nel suo complesso. E si sono scagliate – anche acquistando in questi giorni pagine di quotidiani per spiegare la loro posizione – contro il piano paesaggistico licenziato dalla commissione ambiente del Consiglio regionale. Il piano prevede la non apertura di nuove cave di marmo. Anche se rende possibile il ripristino di quelle più vecchie, ma con particolari accorgimenti che rispettino il territorio.
NO AL PIANO MARSON-ROSSI – Si tratta di un provvedimento che, se definitivamente approvato dal Consiglio, risulterebbe comunque più stemperato rispetto a una precedente versione del piano, in cui si ipotizzava la chiusura dell’attività estrattiva nell’area del Parco delle Apuane. Gli imprenditori del marmo, però, non vedono con favore neppure una sorta di punto di equilibrio apparentemente trovato in commissione ambiente, con il beneplacito del presidente toscano Enrico Rossi, che ha definito il progetto finale «una rivoluzione»: se approvato il piano non consentirà più di aprire nuove cave. Stabilirà invece la possibile riattivazione delle cave dismesse da non oltre 20 anni, e l’ampliamento di quelle già esistenti. Ma soltanto a determinate condizioni.
NO DAGLI ECOLOGISTI – Sul fronte degli ambientalisti, arriva il no al piano licenziato in Commissione da parte dell’associazione Italia Nostra. «Gli interessi speculativi sulle cave nelle Alpi Apuane rischiano di distruggere per sempre un bene identitario culturale di tutta la nazione», attacca Italia Nostra. Secondo l’associazione ambientalista, il consiglio regionale della Toscana si appresta a votare domani un piano paesaggistico «stravolto dalla politica su pressione dei concessionari di cava rispetto all’impianto originario e che prevede la riapertura e la riattivazione di cave di marmo chiuse da 20 anni».