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La Concordia dovrebbe essere smaltita a Piombino

Con la Concordia, a Genova, Renzi rottama anche Rossi

Il disastro della Concordia rivive in aula a Grosseto
Per la Concordia, ora, si prospetta un funerale di 5 giorni, in mare aperto, dal Giglio a Genova

Il sospetto nasce osservando meglio l’atto di governo che porterà la Concordia, attraverso un lungo funerale di cinque giorni in mare aperto, dal Giglio al porto di Genova. Osservando si nota che il prefetto Franco Gabrielli, capo della protezione civile, non ha posto alternative all’approdo genovese. Non ha detto, portando le carte al Consiglio dei ministri per la decisione finale, che potevano essere in lizza Genova e Piombino. Questi sono i pro e i contro per la prima destinazione, questi i pro e i contro della seconda. No, Gabrilli ha tirato diritto diritto: Genova e così sia. Con la benedizione di Confindustria e di uno stuolo di plenipotenziari tutti schierati, anzi schiacciati, sul capoluogo ligure. Anche perchè, si dice, Piombino non avrebbe fatto in tempo ad attrezzarsi. Già, si dice, ma non è vero. In una lotta contro il tempo, la città toscana dell’acciaio avrebbe bruciato le tappe.

Gabrielli, invece, ha fatto una proposta a senso unico. Nascondendo un aspetto per nulla secondario dal punto di vista della salvaguardia ambientale: che per essere trainata dal Giglio al Genova, la Concordia dovrà solcare il mare aperto per cinque giorni, passando sopra al cosiddetto santuario dei cetacei, in pieno mar Tirreno. Mentre Piombino sarebbe stato raggiunto trionfalmente in un solo giorno di navigazione. Con percentuale di rischio inquinamento assai ridotta.

Ma perché, a Palazzo Chigi, questa elementare considerazione non è stata fatta? Come mai al signor prefetto Gabrielli nessuno ha chiesto perché avesse deciso di non porre alternative a Genova? Eppure si sapeva che Piombino stava correndo contro il tempo per abbassare il fondale e aprire un’attività nuova, post- acciaierie: lo smaltimento delle grandi navi, comprese quelle militari per le quali è già avviata l’intesa con il Ministero della difesa. Ecco, l’inghippo è stato proprio questo: non proporre alternative a Genova. E limitarsi a chiedere quali controindicazione avrebbero potuto esserci al porto del capoluogo ligure, dopo aver sventato il pericolo di far rimorchiare la Concordia all’estero, magari in un approdo a buon mercato della Turchia. Gabrielli ha detto Genova. Punto. E Matteo Renzi, presidente del consiglio toscano, non ha battuto ciglio.

Motivo? Troppo scaltro, Renzi, per cadere dalle nuvole e profondo conoscitore di cose toscane per non sapere che Rossi, su Piombino, ci aveva scommesso faccia e carriera. Nel programma di legislatura riveduto in corsa, Piombino era, ed è, il suo fiore all’occhiello. Ora appassito proprio dalla scelta avvelenata del presidente del consiglio. Che insieme alla Concordia, nello scalo genovese finisce per rottamare anche il governatore della Toscana. Contro il quale, alle primarie del Pd per la presidenza della Toscana, che dovrebbero svolgersi in autunno, sarà schierata Maria Elena Boschi. Il ministro per le riforme non sta giocando una gran partita al Senato, Vannino Chiti le rinfaccia una serie di errori. Renzi aspetta il momento opportuno per toglierla da Roma. Offrirle la prima poltrona della Regione sarebbe un buon benservito dal governo. E’ vero che di questa possibilità il segretario toscano del Pd, Dario Parrini, non vuol nemmeno parlare, ma è altrettanto vero che ne parlano tutti, da oltre un mese, soprattutto sul web. Ed è un fatto che Renzi, gran comunicatore via twitter, non ha mai detto che non si tratta di un’idea sua.


Bennucci

Sandro Bennucci

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