Comune di Firenze: al processo per gli stipendi ai dipendenti, i sindacati «ricusano» la Corte dei Conti
FIRENZE – Per la prima volta in Italia i sindacati sono chiamati a rispondere di un danno all’Erario. Succede a Firenze, dove oggi si è svolta la prima udienza del processo – subito rinviato – davanti alla Corte dei Conti regionale a carico di 36 persone: 6 dirigenti del Comune di Firenze, 5 revisori dei conti, 25 sindacalisti.
Tutti coinvolti in una complessa inchiesta della magistratura contabile fiorentina per irregolarità nella determinazione e liquidazione del trattamento accessorio corrisposto agli oltre 4.000 dipendenti del Comune di Firenze. Qualcosa come oltre 50 milioni di euro tolti dal bilancio del comune dal 2008 al 2012, e destinati – secondo l’accusa in modo non consentito – al pagamento di indennità non dovute, indistintamente a tutto il personale. Durante la «trattativa decentrata» in materia salariale lo stesso sindacato avrebbe dato il proprio assenso.
Tutte le 36 persone potrebbero essere condannate, a vario titolo e per importi da stabllire in base alle rispettive responsabilità, a rifondere al Comune decine di milioni di euro. Problema non certo facile, anche perché in primo luogo quelle somme non possono essere rimborsati dai dipendenti che in questi anni li hanno percepiti in buona fede.
Oggi è stata la giornata delle eccezioni preliminari, nella quale la corte – presieduta da Ignazio Del Castillo – ha discusso (accogliendola) l’istanza dei legali dei sindacalisti che hanno chiesto di rimettere alla Corte di Cassazione il giudizio sulla competenza della Corte dei Conti a valutare l’operato dei loro assistiti. In sostanza – dicono – i sindacalisti non sono dipendenti pubblici, ma soggetti esterni. Non possono essere giudicati da un giudice contabile.
«Risulta confermato quanto da sempre sostenuto dalla Cgil – ha commentato il sindacato in una nota – in merito alla correttezza dell’operato dei propri rappresentanti sindacali e alla legittimità dei contratti decentrati siglati al Comune di Firenze che, essendo espressione dell’autonomia collettiva delle parti, non possono essere soggetti al giudizio dei Giudici contabili».
Tutto rinviato dunque a quando le sezioni unite della Cassazione (probabilmente entro la fine dell’anno) si esprimeranno su questo aspetto procedurale non certo di secondaria importanza. Anche perché, al di là dello specifico «caso Firenze», il problema è nazionale e coinvolge il ruolo del sindacato nelle trattative dei contratti salariali nel settore pubblico.
Non a caso il Procuratore generale della Corte dei Conti della Toscana Angelo Canale (che non si è comunque opposto al «rinvio» alla Cassazione per l’esame della questione) sostiene che mentre nel settore privato datore di lavoro e sindacati sono parti ben distinte nel pubblico la situazione è diversa. Uno degli elementi costitutivi della responsabilità amministrativa – si legge nell’atto di citazione – è il cosiddetto «rapporto di servizio» tra il soggetto autore del danno e l’ente danneggiato. Se questo rapporto è certo per i dirigenti comunali e i componenti del collegio dei revisori (verso i quali la competenza della Corte dei Conti non è messa in dubbio) nei confronti dei rappresentanti sindacali ci possono essere interpretazioni diverse. Mentre quest’ultimi (e i loro legali) escludono questo rapporto tanto che chiedono alla Cassazione di deliberare su una materia ancora «scoperta», diversamente la pensa la procura generale toscana che vede nel sindacato un ruolo di partecipazione attiva alla definizione delle regole che riguardano in particolare il trattamento economico dei dipendenti di una struttura pubblica.
Come finirà? Presto per dirlo. Di fatto la questione è solo rimandata di alcuni mesi. Toccherà alla Cassazione dire chi dovrà giudicare i sindacati: se il magistrato contabile o, al caso, quello civile. Ma il problema, quello delle responsabilità sindacali, esiste. C’è da scommettere che il «caso Firenze» farà giurisprudenza, costituendo un precedente di primaria importanza nel campo nelle relazioni sindacali. Almeno nel settore pubblico. Per ora.
orazio
Aveva ragionne Gianni Agnelli quando diceva,i sindacati in Italia sono troppo forti!In quell’epoca in italia si stava bene anni 1970/80 l’economia tirava!