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Europa, la svolta di Renzi: il coraggio e l’orgoglio che arrivano dall’Italia

 Renzi a Strasburgo
Renzi a Strasburgo

L’Europa come «luogo in cui è possibile la speranza». Luogo in cui oggi la «generazione Erasmus» può «realizzare il sogno degli Stati Uniti d’Europa», quel sogno inseguito «da quella generazione che nelle macerie del dopoguerra iniziò la creazione di un nuovo soggetto». Le poche righe firmate Matteo Renzi sul sito della presidenza italiana del semestre europeo avevano messo già a fuoco alcuni temi del discorso del premier a Strasburgo, nel passaggio di testimone fra Italia e Grecia alla presidenza del Consiglio europeo. Le parole d’ordine riproposte da Renzi alla platea europea sono state poi il coraggio e l’orgoglio. Il premier ha centrato la sua orazione, recitata a braccio, su due punti fondamentali: la necessità di sostenere la crescita economica e l’importanza di ritrovare un’identità culturale comune.

ITALIA – GRECIA «Questa mattina avete chiuso il semestre greco, un passaggio di consegne. Immaginiamo quale potrebbe essere il testimone tra Grecia e Italia. Pensiamo a cose straordinariamente affascinanti, come il rapporto fra Anchise ed Enea, tra Pericle e Cicerone. (…) E invece pensiamo solo alla crisi, allo spread, alle difficoltà finanziarie, perché è molto forte nel nostro corpo la ferita lasciata dalla recente difficoltà congiunturale economica».

SELFIE – Renzi non rinuncia neppure al riferimento alle mode imperanti: «Se l’Europa facesse oggi un “selfie”, verrebbe fuori il volto della stanchezza, della rassegnazione, il volto della noia»

CRESCITA – Rappresento un paese fondatore – ha detto ancora il premier – noi italiani siamo tra quelli che danno di più di ciò che prendono. Prima di tutto dobbiamo chiedere a noi la forza di cambiare se dobbiamo essere credibili.« L’Italia viene qui a dire che per prima ha voglia di cambiare e lo dice con il coraggio e l’orgoglio di rappresentare l’Europa. Noi vogliamo rispettare le regole, c’è la stabilità ma c’è anche la crescita. Senza crescita non c’è futuro. Non chiediamo un giudizio sul passato, ci interessa cominciare il futuro. Noi siamo una comunità, non un’espressione geografica».

IMMIGRAZIONE – Renzi ha parlato anche d’immigrazione, ricordando il grande sforzo dell’Italia con l’operazione Mare nostrum. E a tal proposito ha invitato i parlamentari a rovesciare l’approccio fin qui seguito. L’Africa deve vedere un protagoniasmo maggiore dell’Europa, non solo investimenti d’azienda; il tentativo è andare ad affrontare la questione energetica e altre questioni essenziali, ma anche di affrontare i problemi nella dimensione umana. «Voi – ha detto rivolto ai parlamentari – rappresentate un faro di civiltà, la globalizzazione della civilizzazione».

TELEMACO – C’è una generazione nuova che deve scendere in campo con rinnovate responsabilità, è la generazione ben rappresentata, per il premier, dalla figura di Telemaco, il figlio di Ulisse: «Oggi in Europa c’è una generazione nuova che ha il dovere di riscoprirsi Telemaco, di meritare l’eredità dei padri dell’Europa. Io non ero nemmeno maggiorenne quando c’è stata Maastricht. Noi non vediamo il frutto dei nostri padri come un dono dato per sempre, ma una conquista da rinnovare ogni giorno sapendo che non è semplicemente nella moneta che abbiamo in tasca il nostro destino: è nell’avere il diritto di chiamarsi eredi, di assicurare un futuro a questa tradizione. Lo dobbiamo – conclude Renzi – a chi è morto nel corso dei secoli perché l’Europa non fosse solo un’espressione geografica, ma un’espressione dell’anima».

REPLICHE – Ma il discorso di Renzi pur apprezzato dagli eurodeputati non ha convinto tutti. Anzi. Il nuovo capogruppo Ppe, il tedesco Manfred Weber (Cdu), ha attaccato duramente il premier sul tema della «flessibilità». Dura la replica di Renzi: « «Se Weber parlava a nome della Germania, gli ricordo che proprio in questa sala, nella scorsa presidenza italiana, ci fu un Paese cui non solo fu concessa flessibilità ma anche di violare i limiti ed essere oggi un Paese che cresce». Critiche anche dall’Olanda, ma aperture a Renzi da Cameron, a nome della Gran Bretagna.

Il discorso di Renzi nel complesso ha tracciato bene l’immagine dell’Italia, un paese da oggi impegnato su un palcoscenico internazionale che raramente si ripresenta. Da 11 anni non tornava il nostro turno di presidenza del Consiglio dell’Ue; nel 2003 Silvio Berlusconi era stato l’ultimo presidente italiano. Dopo l’insediamento di Strasburgo, il 3 e 4 luglio, a Villa Madama a Roma, si terrà un incontro del governo italiano con la Commissione europea. E vedremo già fin da questi primi contatti se veramente il premier italiano potrà riuscire a dare una svolta non soltanto all’Italia, ma anche all’Europa.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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