Brasile nell’ incubo: Cuadrado e Rodriguez come Ghiggia e Schiaffino?
C’è chi è andato a scomodare anche i veggenti dell’Amazzonia. Perché dovete sapere che in Brasile, a poche ore dalla sfida di Fortaleza contro la Colombia, per il quarto di finale del Mondiale 2014, è come calato un incubo. Quale? Il ricordo di un giorno funesto: il 16 luglio 1950. Quando i favorotissimi e lanciatissimi verdeoro vennero sconfitti al Maracanà dall’Uruguay che portò a Montevideo la coppa del mondo di allora, intitolata al francese Jules Rimet, gettando nello sconforto l’intero Paese.
NEYMAR – Intendiamoci: il Brasile di Neymar, di Thiago Silva e di Julio Cesar, già portierone dell’Inter nell’anno del Triplete, è una signora squadra, ben preparata da un commissario tecnico esperto come Felipao Scolari, e già vincitrice della Confederation Cup giusto un anno fa. Ma la Colombia di José Néstor Pekerman, allenatore argentino specialista nel forgiare selezioni giovanili, ha saputo mettere insieme uno squadrone capace d’impressionare con il gioco e con i gol. E’ uno squadrone, quello dei Cafeteros, che ha saputo scrollarsi di dosso il bollo dei trafficanti di droga grazie ai gol e all’organizzazione di gioco dovuta anche ai tanti “italiani”, ossia buoni giocatori della serie A: a cominciare dalla difesa con Yepes, Armero, Zapata, Zuniga. A centrocampo Guarin e il “nostrano” (nel senso di stella della Fiorentina) Juan Guillermo Cuadrado. Davanti la rivelazione del Mondiale: James Rodriguez, gioiello della squadra del Principato di Monaco. Un gioiello che compirà 23 anni il 12 luglio, vigilia della finale mondiale. Alla quale vorrebbe proprio partecipare.
RIMET – Ecco perché il Brasile teme e freme. Ha vinto cinque mondiali lontano da casa (tre con Pelè in Svezia, Cile e Messico, poi Usa e Giappone-Corea), ma sono 64 anni che vorrebbe vincere davanti ai suoi tifosi. E il ricordo di quel 16 luglio 1950 martella nelle tempie di chi è vecchio per ricordarlo e chi ha letto quella storia sui libri, come una favola brutta con la conclusione da paura. Il Mondiale 1950 non ebbe una finale vera: Brasile e Uruguay si fronteggiavano nell’ultima partita di un girone che vedeva i brasiliani davanti, con un punto di vantaggio. Sarebbe bastato un pareggio per conquistare la Rimet. Il Brasile, allora in divisa rigorosamente bianca, andò in vantaggio al 47’ con l’asso del momento: il centravanti Friaça.
BARBOSA – Sembrava fatta. In porta c’era un portiere-monumento: Barbosa del Vasco de Gama. Che aveva messo nella rete una bambolina, dono della fidanzata. Ma dieci minuti dopo il gol di Friaça, la bambolina di Barbosa venne decapitata di netto dalla pallonata di Juan Alberto Schiaffino, capace di pareggiare con un tiro violento, praticamente imparabile. Non così imparabile, invece, sembrò il 2-1 uruguagio, messo a segno da Ghiggia. Sembrava un cross. Barbosa si mosse in maniera goffa. Il pallone finì in rete. Per il povero portiere cominciò un lungo calvario: venne indicato per sempre come l’uomo che aveva fatto piangere il Brasile. Ci furono morti di crepacuore nello stadio Maracanà. Altri si suicidarono per aver scommesso tutto sulla vittoria del Brasile ed essere rimasti senza niente. Il 19 luglio 1950, da gran festa che doveva essere, si trasformò in un giorno di lutto. Anche la divisa della nazionale brasiliana cambiò. Restarono solo i calzettoni bianchi, ma la maglia diventò verdeoro: quella resa poi leggendaria da Pelè.
DILMA – Ecco il motivo della paura e dei riti di queste ore. Duecento milioni di persone, a cominciare dalla presidente, l’ex guerrigliera Dilma Roussef, non vogliono pensare a che cosa sarebbe l’eliminazione ai quarti dal Mondiale dio nuovo fatto in casa. Viceversa, la Colombia è determinatissima. Cuadrado e James Rodriguez vorrebbero essere lo Schiaffino e il Ghiggia della situazione. Il viola sarà osservatissimo: Barcellona, Bayern Monaco e Manchester City potrebbero avanzare le loro offerte alla Fiorentina subito dopo il quarto di finale. Specie se dovesse vincere la Colombia, perché se Cuadrado dovesse arrivare alla finalissima, il prezzo del cartellino diverrebbe altissimo: ossia superiore ai 40 milioni di cui si parla ora. Ma in Brasile non ci vogliono pensare alla Colombia finalista. O meglio: ci pensano al punto che vorrebbero essere già al 5 luglio. Con la qualificazione alla semifinale mondiale già in tasca.