Il libro di Enrico Rossi, presidente in cerca d’autore (e di ricandidatura)
Predice a Matteo Renzi il prossimo dilemma citando Machiavelli: il premier ha ricevuto una spinta dai potenti e dal popolo ma poi, come insegna il Principe, viene il giorno in cui bisogna scegliere fra potenti e popolo. Giorno e scelta molto difficili. Poi si ricorda di Pierluigi Bersani e pensa che si sia sacrificato nel vano sostegno del governo Monti. Quindi arriva a se stesso: “Io sono Rossi e la vittoria di Renzi obbliga tutti ad una revisione, ma questo non significa che ciascuno non debba restare con le proprie idee e con le proprie opinioni. Su Renzi mi sono permesso di citare la necessita’ di rinnovamento, l’avevo colta anch’io,lui è quello che si è lanciato con maggiore decisione sull’opzione rinnovamento, che chiama rottamazione”.
MARIA ELENA BOSCHI – Stop. Non va oltre, Enrico Rossi, presentando il suo libro “Viaggio in Toscana” (editore Donzelli), che assomiglia a un anticipo di campagna elettorale per le primarie. O addirittura per la ricandidatura a governatore. Un libro che, in effetti, appare come la prenotazione di un posto dimostrando di averne diritto per quello che ritiene di aver fatto in quattro anni e spiccioli di presidenza. Perciò un libro aperto alla speranza: che Renzi non voglia mandarli contro, nelle probabilissime primarie d’autunno, Maria Elena Boschi, ossia la candidata per Rossi più difficile da contrastare. Non che lei stia smaniando dalla voglia di venire a fare la granduchessa di Toscana. Maria Elena vorrebbe mantenere su di sé i riflettori romani. Ma i risultati come ministro per le riforme (anche per la decisa opposizione di un politico roccioso come Vannino Chiti) non sono pari alla sua aspirazione. Renzi, dunque, potrebbe offrirle la Toscana come buonuscita: una chance per non bruciarla definitivamente.
RABBUIATO – Rossi conosce la situazione da qualche mese. E’ rabbuiato perché, in gennaio, il non ancora premier Renzi, gli promise la ricandidatura senza primarie. Però le situazioni, in politica, cambiano. Così è arrivata la necessità, da parte di Rossi, di mandare un segnale visivo di quel che ha fatto. Un libro-riassunto. Che ha in copertina il ponte Leonardo, in provincia di Arezzo, che servirà l’area industriale dove insistono gli stabilimenti di Prada, finanziato per circa 40 milioni di euro da palazzo Strozzi Sacrati. Uno dei fiori all’occhiello rivendicati nella sua presidenza. suo quinquennio diamministrazione. E dentro ci sono elogi a Matteo Renzi anche se, immediatamente dopo, con prontezza, cerca di fugare l’idea di un suo passaggio dalle sponde di Cuperlo a quelle del rottamatore.
MACCHIAIOLI – La Toscana? Per Rossi è ancora bella, vivace, dinamica, capace di innovazione, tutt’altro che piegata dalla crisi o sopita, come ce la restituiscono alcune immagini dei Macchiaioli. E spiega: “Parto dai Medici e dal Rinascimento e affronto il periodo, a mio parere decisivo, dei Lorena: scopro la Toscana come regione di paludi e quindi di bonifiche, lo sviluppo del pensiero fisiocratico e dell’attività dei Georgofili, identifico in Leopoldo il ‘fondatore’ della regione. Poi passo ai giorni nostri, alla rottura definitiva di un percorso storico rappresentato dalla guerra e dalla lotta di liberazione, con la maturazione in Toscana di una sinistra che fa nascere una nuova classe dirigente, legata ai partiti di massa e in particolare al Pci. Fino ad arrivare a questa legislatura, una delle più difficili della storia repubblicana”.
Soprattutto per chi, come lui, viene dal vecchio Pci e si è trovato davanti un Renzi che, a torto o a ragione, rinnega gli schemi. Come le ricandidature automatiche. Che invece vanno riconquistate. Magari anche anticipando di diversi mesi l’avvio della campagna elettorale.