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Firenze, Nardella scopre 137 mila contribuenti sotto i 25 mila euro e gli fa lo sconto

Arrivano i bollettini della TaresFIRENZE – Il Comune di Firenze, approvando il bilancio di previsione 2014, ha disposto il dimezzamento, per quest’anno, dell’aliquota Irpef (portata all’1%) e una riduzione della Tasi. Ne beneficeranno 137.000 contribuenti – quelli che hanno un reddito inferiore a 25.000 € annui – su 220.000. Ciò vuol dire che una larga maggioranza dei fiorentini, addirittura oltre il 50%, denuncia redditi quasi da fame, che siamo dunque una città di pezzenti? Non mi sembra. Ciò vuol dire però che il sindaco Nardella, pur nell’apprezzabile intento di ridurre le tasse, le farà pagare, come normalmente accade, ai soliti noti i cui redditi sono matematicamente conosciuti e calcolati dal fisco e che non possono sfuggire alle sue grinfie.

Non è stata toccata peraltro la tassa sui rifiuti, quella più gravosa, regina delle tasse locali che sono aumentate ovunque, negli ultimi anni, a livello stratosferico.

TASSE LOCALI – Non era bastata infatti la devastante azione del governo Monti e soci in tema d’imposte: il federalismo fiscale ha poi completato l’opera portando più tasse per tutti. Tra il 2007 e il 2014 lo Stato ha tagliato ai Comuni fondi per 7,5 miliardi, e i sindaci si sono rivalsi su cittadini e imprese aumentando le tasse, ovviamente per 7,5 miliardi. I presidenti di Regione, poi, ci hanno messo del loro, facendo lievitare le addizionali Irpef di 2,4 miliardi. Risultato: non solo il macigno fiscale sulle imprese si è appesantito (la pressione sui profitti delle aziende è passata dal 59,1% del 2011 al 63,1% del 2014), ma soprattutto si è diversificato da regione a regione e, ancor di più, da città a città, producendo grossolani squilibri anche a distanza di pochi chilometri.

TOSCANA – In Toscana, ad esempio, Arezzo ha una pressione fiscale del 57,77%, rispetto al 55,19 del 2011, mentre Firenze veleggia sul 74,12% rispetto al 63,86 del 2011, posizionandosi ai primi posti per aumento di pressione fiscale complessiva. Vista la malaparata Nardella sta correndo ai ripari e per il bilancio preventivo 2014, come abbiamo detto poc’anzi, ha preannunciato tagli all’addizionale Irpef e alla Tasi. Tra le città Cuneo è la più virtuosa, Roma la peggiore. Da notare che Presidente della provincia di Cuneo è la moglie di Roberto Calderoli, padre del federalismo fiscale.
Un’azienda di Roma lavora per lo Stato e per gli enti locali due mesi in più di una di Cuneo. Un piccolo imprenditore milanese quest’anno smetterà di lavorare per pagare le tasse il 27 agosto; un torinese tre giorni prima , il 24. I suoi colleghi romani o bolognesi aspetteranno il 29 settembre, come i fiorentini e i reggini; i cremonesi fino al 17 settembre, i biellesi all’11. L’osservatorio permanente degli artigiani di Cna sulla tassazione delle piccole e medie imprese mostra un’Italia differenziata, dove un artigiano romano perde per strada (lasciandoli a Stato, regione e comune) il 74,4% dei suoi profitti, un milanese il 65,1%, un cuneese il 56,2%.

IMU, TARI, TASI – Fino al 2011 il quadro era molto più uniforme. Poi è arrivata l’Imu, poi la Tares, che oggi si chiama Tari e infine la Tasi. Così una quota sempre più consistente della leva fiscale è passata nelle mani dei sindaci. Doveva essere il principio base del federalismo fiscale: il risultato, per ora, è un feroce e diffuso aumento della pressione fiscale, ma non con le stesse dimensioni. Ad esempio, a Roma, il Comune fa pagare alle aziende 8.000 euro di Imu (o Tasi) e 6.000 di tassa rifiuti, Bologna picchia sui fabbricati (10.700 euro) ma è meno esigente per l’immondizia (2.700). Sommando le imposte, parliamo comunque di 13-14 mila euro, mentre Cuneo si accontenta di 2.600 euro in tutto, Arezzo di nemmeno 4.000.
Chi fa impresa là dove i tributi locali sono fortemente aumentati è penalizzato due volte: dall’eccessivo peso fiscale che grava su tutte le aziende italiane, e dalla particolare condizione del suo comune. Per riprendere l’esempio toscano, gli basterebbe trasferirsi da Firenze ad Arezzo per pagare 700 euro in meno di tasse.

Le percentuali indicate fin qui, non le cifre assolute, valgono anche per i tributi analoghi pagati dai cittadini.

SERVIZI LOCALI – Ma anche per i servizi locali i costi continuano a crescere: le tariffe pubbliche continuano la loro corsa verso l’alto come se niente fosse. Secondo l’Osservatorio «Prezzi e mercati» dell’Indis, (l’Istituto dell’Unioncamere specializzato nella distribuzione dei servizi), a maggio 2014 rispetto all’anno precedente l’incremento complessivo è stato del 4%. A incidere sono soprattutto le tariffe a controllo locale, aumentate nel periodo del 6,1%, mentre quelle a controllo pubblico si fermano al +1,5%. Tra le tariffe locali, svettano soprattutto gli aumenti dei rifiuti solidi urbani (+16,5%), dell’acqua potabile (+5,9%) e dei servizi sanitari locali (+5.2%). Si assesta poi al +3,7% la crescita dei costi dei trasporti ferroviari regionali, mentre sfiora il 3% l’aumento dei trasporti urbani. Anche in questo caso Regioni e enti locali si giustificano con la necessità di sopperire ai tagli dei trasferimenti statali.

Insomma, in totale paghiamo il 4% in più per la pressione fiscale negli ultimi 3 anni, e questa situazione è aggravata dagli aumenti dei costi dei servizi locali, in media saliti del 6,1%, con punte del 16,5% per i rifiuti solidi urbani. Anche in questo caso le politiche degli ultimi tre governi, non rettificate da Renzi, hanno privilegiato gli incassi degli enti locali e delle Regioni, idrovore che pompano denaro pubblico. E in questo modo se ne vanno in fumo i benefici degli 80 € in busta paga, e si limano ancora di più le pensioni e gli stipendi non gratificati neppure dal bonus renziano. Fino a quando i cittadini saranno disposti a sopportare? Cerchi Renzi di cominciare a ridurre le tasse pesantissime che gravano su pensionati e lavoratori dipendenti a reddito medio. E faccia finalmente seguire i fatti alle parole.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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