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Una coppia di C130J Hercules da trasporto

Semestre europeo: a Firenze due summit internazionali sulla Difesa

Un velivolo C130J in operazione
Un velivolo C130J in operazione

FIRENZE – Due importanti incontri internazionali in tema di difesa saranno ospitati a Firenze, durante il semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, presso l’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche (Isma) nella prestigiosa sede delle Cascine. Si tratta della riunione del comitato militare dell’Unione Europea e un seminario europeo sui sistemi non pilotati, argomento di estrema attualità considerato l’uso sempre crescente di velivoli senza pilota sia per missioni militari ma anche per interventi di protezione civile e di sicurezza. La data prevista è nel mese di ottobre, anche se le date definitive sono ancora da confermare.

L’annuncio lo ha dato il generale di divisione aerea Gianfranco Camperi, comandante dell’Istituto, al termine di un altro meeting internazionale che si è concluso venerdì 11 luglio sempre all’Isma, che si conferma ancora una volta prestigiosa e ambita location per incontri ad alto livello non solo in ambito militare ma anche aperti alla società civile.

Durante una settimana di lavori si sono riuniti allo stesso tavolo i membri del Jug, «Joint User Group», tecnici e piloti di sette nazioni che dispongono dei velivoli C-130J nella propria flotta militare da trasporto tattico: Australia, Canada, Danimarca, Italia, Norvegia, Regno Unito e Stati Uniti. Un appuntamento annuale, per la prima volta a Firenze, dove si è discusso sull’operatività di questi aerei militari, mettendo a confronto le reciproche esperienze dei vari paesi che lo utilizzano, per ottimizzarne impiego e costi, nonché strategie di cooperazione.

Tecnicamente si chiama «Lockheed Martin C-130J Super Hercules» ma i piloti militari lo chiamano più semplicemente «J», per brevità ma soprattutto per affetto. Come uno di famiglia, da cui è sempre difficile staccarsi. È l’erede, versione ventunesimo secolo, dell’ormai antenato C130: nuovi motori, nuovo ponte di volo, nuovi sistemi, equipaggio ridotto.

In Italia il «nido delle aquile» della flotta dei C130J è a Pisa, presso la 46ª Brigata Aerea: 21 velivoli in tutto, 2 dei quali stabilmente rischierati presso la base di Al Bateen negli Emirati Arabi Uniti e utilizzati per i quotidiani voli da e per l’Afghanistan, a supporto delle operazioni delle forze internazionali ancora presenti in quell’area. Da Pisa partono inoltre tutti i voli da trasporto, utilizzati per missioni umanitarie e di soccorso alla popolazione civile in caso calamità. La particolare flessibilità di impiego di questi apparecchi a turboelica, li rende indispensabili per operare in situazioni estreme: come l’atterraggio e il decollo in piste non asfaltate (quelle che i piloti chiamano «semi-preparate») lunghe appena 1000 metri: per fare un confronto, un terzo di quella (asfaltata) dell’aeroporto di Pisa, quasi un quarto delle due maggiori piste di Roma Fiumicino.

Nel futuro dei C130J italiani si prospetta un impiego ancora più multinazionale. L’Italia ha infatti da poco avviato un processo di adesione all’European Air Transport Command (EATC), che prevede l’integrazione delle capacità nazionali di trasporto e supporto aereo nel contesto europeo. Ne fanno parte finora Germania, Francia, Olanda, Belgio, Lussemburgo e da poco la Spagna. Quando c’è necessità di un intervento rapido per trasporti militari o anche di soccorso a popolazioni civili, il comando europeo di Eindhoven in Olanda può disporre l’uso del velivolo più vicino e più disponibile, indipendentemente dalla nazione di appartenenza.


Sandro Addario

Giornalista

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