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Il Pd non molla gli apparati: salva le società della salute, inutili e dannose

Il consiglio regionale toscano
Il consiglio regionale toscano

Con barocchismi normativi, il Pd ha salvato le Società della Salute, fornendo un lasciapassare a un’esperienza che si è rivelata un fallimento conclamato, e mandando un messaggio chiaro alla società toscana e alla politica: a dispetto di tutto, agli apparati non si rinuncia.

La mia proposta di legge, datata 2012, era invece semplice: un articolo che aboliva le Sds, nel rispetto delle voci di contrarietà che via via negli anni si sono levate rispetto a una sperimentazione che si è rivelata un fallimento conclamato suscitando le proteste dei sindaci e dei territori, oltre che i rilievi della Corte dei conti e la stigmatizzazione finanche della Consulta. Non solo perché il Consiglio regionale stesso ha autonomamente approvato nel dicembre 2013 un emendamento in Finanziaria che prevedeva il superamento delle Sds entro marzo 2014. Ebbene: le proposte di legge del Pd, che certificano proprio quello che è stato uno dei nei principali di questa esperienza, ovvero la disomogeneità, oggi si fanno perché la ‘felice intuizione’ delle SdS ha battuto in testa.

E se il principio di integrare sociale e sanitario è condivisibile, non è che poi per salvaguardare un principio ogni volta va creato o mantenuto un ente. Qui il giudizio politico c’è già stato. E come spesso avviene quando si deve normare una situazione politicamente difficile, ecco che il Pd crea un impianto barocco e complesso. Si prevedono conferenze zonali dei sindaci, conferenze aziendali dei sindaci, conferenze di area vasta dei sindaci, conferenze regionali dei sindaci, comitati di partecipazione degli utenti, agorà della salute, piani di inclusione zonale, piani integrati di salute, piani attuativi locali, il tutto con una serie di sigle e contro sigle che testimoniano come si proceda nella direzione opposta rispetto alla semplificazione che i territori invocavano, per di più sottoponendo i sindaci all’obbligo di confrontarsi con tutte queste entità. Il che non rafforza il loro ruolo, tutt’altro: si capisce bene, qui, che il boccino rimane in mano ai direttori generali. Proprio il contrario dell’obiettivo dichiarato.

Neanche rispetto all’esperienza delle Società della salute, su cui c’è stato un voto unanime del Consiglio regionale e su cui sono arrivati pareri negativi da più parti, il Pd riesce a rinunciare a un pezzettino dei propri apparati. Ovvio: magari si scontenta qualcuno. Però credo che una forza di governo responsabile, dinanzi alle invocazioni che arrivano dai cittadini che chiedono che ogni soldo sia speso in servizi, avrebbe dovuto dare un segnale. In realtà qui il segnale si dà, il Pd manda un messaggio preciso: l’apparato non si tocca.


Stefano Mugnai

Vice presidente vicario gruppo Coraggio Italia alla Camera

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