Mondiali 2014: il libro di tutte le partite, i risultati, i marcatori
E’ stato il Mondiale della squadra più organizzata, la Germania, e che da più tempo (dal 2006, dopo la bruciante sconfitta nella semifinale giocata in casa con l’Italia) lo stava preparando. Bocciate le improvvisazioni: il Brasile non aveva la squadra per puntare al successo e lo si è visto nel momento decisivo, contro i campioni veri, i tedeschi, che alla qualità del gioco hanno saputo aggiungere applicazione quasi maniacale per non lasciare niente al caso. Stritolando in semifinale i verdeoro di Felipao Scolari, incline al suicidio tattico (un 1-7 ai Mondiali non si giustifica con la differenza di classe ma può essere solo frutto di un’impostazione scriteriata) e tirando fuori dalla panchina quel Mario Goetze, riserva di Klose, che si è rivelato decisivo nei tempi supplementari della finale.
Buona l’Argentina, ma le è mancata la stella: Leo Messi, che doveva far rivivere le gesta dei grandi trascinatori, del tipo di Maradona e Pelè, è rimasto vittima dello stress e di quegli urti di vomito che lo attaccano nei momenti cruciali.
L’Italia ha fallito: dopo il buon esordio con l’Inghilterra, ha dimostrato di non avere gli uomini adatti, soprattutto all’attacco. Prandelli se n’è accorto tardi e ha cercato di alzare un polverone contro Pepito Rossi, proprio il giocatore vittima incolpevole delle sue scelte.
La Spagna era stanca, praticamente bollita. L’Inghilterra da ricostruire, anche se con buone individualità in avanti. La Francia non è male, ma un Pogba non può bastare. Benino le realtà nuove del centro e Sud America: Colombia, Cile, Costarica hanno ampi margini di miglioramento. Specie con un po’ di fortuna in più. L’Uruguay un bluff: il morso di Sanchez a Chiellini ha solo mascherato una squadra di picchiatori in declino, dove Cavani è un predicatore nel deserto.
Tutto qui? Assolutamente no. E’ stato un mondiale vissuto tantissimo sul web. Stando alle cifre ch circolano sulla rete, dal 12 giugno al 13 luglio 350 milioni di persone, su 1,3 miliardi di utenti complessivi, hanno parlato della competizione, generando 3 miliardi di interazioni. E di questi internauti, 55 milioni sono stati brasiliani, la maggioranza relativa, seguiti da 48 milioni di statunitensi. La finale tra Germania e Argentina ha coinvolto su Facebook 88 milioni di utenti e ha dato vita a 280 milioni di iterazioni, rubando al Super Bowl del 2013 il primato di evento sportivo più discusso sul social network. La partita ha messo a segno un record anche su Twitter: 618.725 cinguettii al minuto, piu’ dei 580mila riportati durante la semifinale in cui il Brasile ha perso per 7 a 1 contro i nuovi campioni del mondo.
E’ stato, per concludere, un Mondiale che passerà alla storia fra quelli comunque più coinvolgenti. Per questo FirenzePost lo ripropone, riassumendolo nel podio finale, nei risultati, nei marcatori. Un mondiale da salvare, almeno per l’archivio personale. In attesa del prossimo, 2018, che si svolgerà nella Russia capace di mettere sotto processo, davanti alla Duma, il Parlamento, il ct Fabio Capello, incapace del miracolo in Brasile.
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