La «vendetta» di Renzi contro soprintendenze e prefetture
Matteo Renzi prosegue nella sua falcidia contro apparati periferici dello Stato. In realtà, da sindaco di Firenze, non aveva mai nascosto la sua particolare insofferenza per i troppi poteri d’intervento e le limitazioni all’azione degli enti locali derivanti dai veti delle varie soprintendenze. In particolare aveva messo nel mirino la soprintendente al polo museale di Firenze, Cristina Acidini, con la quale aveva avuto più di un motivo di dissenso.
SOPRINTENDENZE – Vengono quindi depotenziate le soprintendenze, che saranno affidate in futuro a manager, mentre i principali musei verranno diretti da funzionari di rango elevato, non dipendenti dagli uffici regionali.
PREFETTURE – La nuova architettura prevede un accorpamento di tutte le strutture territoriali statali in un unico ufficio. Questo vuol dire che prefetture, ragionerie, uffici del lavoro e del fisco, e così via, saranno anche fisicamente collocati all’interno di un edificio comune.L`ufficio unico sarà inizialmente guidato dal prefetto, che deve costituire il punto di contatto tra i cittadini e lo Stato a livello periferico. Nel progetto complessivo di riforma si prevede anche la riorganizzazione della burocrazia statale, per cui il dirigente dell’ufficio potrebbe non essere necessariamente un prefetto, ma essere scelto attraverso il meccanismo del concorso. La bozza del disegno di legge parla genericamente di una riduzione di numero tenendo conto di criteri di estensione territoriale, di popolazione residente, dell’eventuale presenza di una città metropolitana, di insediamenti produttivi. Il numero di questi uffici, preannunciato da Renzi nel massimo di 40, potrebbe aumentare a settanta, secondo indiscrezioni ministeriali. Da un lato si diminuiscono di numero le prefetture, dall’altro si conferiscono ai prefetti nuovi poteri, come ad esempio in materia di anticorruzione; sembra proprio una legislazione schizofrenica.
EX SINDACI – Da questo complesso di disposizioni emerge l’insofferenza di questo governo, guidato da due ex sindaci (Renzi e Del Rio), per l’amministrazione centrale statale e periferica, soprattutto per quelle istituzioni, come prefetture e soprintendenze, che hanno in linea di massima collaborato con le autonomie locali, ma che talvolta hanno agito in modo con loro conflittuale.Il provvedimento in sede parlamentare dovrà superare resistenze politiche, ma anche quelle campanilistiche, ampiamente rappresentate in parlamento. Attendiamo dunque quanto emergerà dalla discussione alla Camera e soprattutto al Senato. La finalità della riforma, nelle aspettative dei cittadini, sarebbe quella di una semplificazione della burocrazia e delle procedure, ma sembra che una parte di quanto deciso finora non corrisponda proprio a tale scopo.