Spending review di Renzi: scendono gli stipendi dei dipendenti del Parlamento (potranno guadagnare solo … quanto il Capo dello Stato)
ROMA – Sono stati finalmente fissati i tetti retributivi anche per i dipendenti di Camera e Senato. Gli Uffici di presidenza di Montecitorio e Palazzo Madama, hanno fissato quello massimo – che si riferisce ai Consiglieri Parlamentari – in 240mila euro all’anno al netto della contribuzione previdenziale (l’8,8% della retribuzione). In sostanza, d’ora in avanti guadagneranno quanto il Capo dello Stato. Non di più.
Il tetto, onnicomprensivo di tutte le voci retributive, è quello previsto dal Dl Irpef. Ci sarà una diminuzione proporzionale per tutte le altre categorie di stipendiati, «in modo da mantenere inalterati i rapporti retributivi oggi esistenti tra le varie professionalità».
La vicepresidente della Camera Marina Sereni ha affermato: «Chi al momento ha uno stipendio inferiore al tetto vedrà fermarsi la crescita dello stipendio al raggiungimento di quella cifra. Chi invece lo supera subirà una riduzione straordinaria del proprio stipendio tra il 2014 ed il 2017, fino al raggiungimento del proprio tetto retributivo di riferimento».
Numerosi dipendenti di Montecitorio in attesa hanno salutato con un lungo e polemico applauso – con annesso coretto «Bravi, Bravi, Bis!» e «grazie!» – l’uscita dei componenti dell’ufficio di presidenza della Camera al termine della riunione. Una contestazione rara nei solitamente ovattati e silenziosissimi corridoi di Montecitorio, dove non si era mai assistito ad una iniziativa così eclatante dei dipendenti, le cui pretese economiche evidentemente in passato erano sempre state accolte. Adesso che anche questi privilegiati debbono fare qualche sacrificio, pur restando fra le categorie meglio pagate, si oppongono duramente e vergognosamente ai tagli.
La Presidente Laura Boldrini ha duramente criticato la contestazione dei suoi dipendenti affermando : «spiace e rattrista la manifestazione dei dipendenti della Camera che stamattina hanno inteso contestare nei corridoi le decisioni che venivano prese dall’Ufficio di Presidenza. In contemporanea con la loro iniziativa, ben altra protesta veniva dalla piazza di Montecitorio, dove anche stamattina si sono radunati i lavoratori che lamentano il mancato finanziamento della cassa integrazione in deroga. È quello il Paese reale, che non ha più reti di protezione sociale, e anche chi lavora dentro Montecitorio è chiamato a rendersene conto».
Ma anche questa è una prova di come sia molto difficile smantellare privilegi e potere di lobbies annidate ovunque nelle pubbliche istituzioni statali e locali.