Isola del Giglio: Rossi promette il piano di rilancio per il dopo Concordia. Restano incognite sul ripristino ambientale
«Dopo la partenza della Concordia il Giglio deve tornare alla normalità. Una normalità migliore di prima». Ѐ così che il presidente della Toscana Enrico Rossi, alzandosi in piedi nella sala ristorante dell’hotel Saraceno di Giglio Porto, sgomberata dai tavoli e riadattata a sala riunioni, ha parlato ai gigliesi. Una sala, quella dell’hotel Saraceno, che piano piano si è riempita di un centinaio di persone, quante effettivamente ne poteva contenere.
LE PIATTAFORME – Ma la normalità il Giglio non ce l’ha più. E i gigliesi, pacatamente, avanzano le loro richieste. Domina su tutte una questione, più delle altre: le piattaforme metalliche immerse nell’acqua che per molto tempo hanno fatto da scheletro di appoggio alla Costa Concordia naufragata. E che ormai, dopo due anni e mezzo, secondo molti abitanti e lo stesso sindaco, sono diventate parte integrante del mare, tanto da essersi trasformate – come avviene in molti casi di relitti affondati – in punto di attrazione per la cova e il ripopolamento dei pesci.
«Se leviamo le piattaforme facciamo un danno enorme, scusate se mi infiammo – si accalora una gigliese rivolta a Rossi, al sindaco Sergio Ortelli, al presidente della Provincia di Grosseto, Leonardo Marras, e a Maria Sargentini dell’Osservatorio regionale di monitoraggio – voi siete i padroni di casa, voi dovete prendere in mano la faccenda». La questione è invece in mano, in prima istanza, al ministero dell’Ambiente nella misura in cui il ministro Gian Luca Galletti ritiene che non si possa far altro che eliminare completamente le strutture per il ripristino dei fondali così come erano prima del naufragio della Concordia. «Ma il ripristino è una parola sbagliata! – spiega al cronista Giandomenico Battistello, istruttore di sub, intervenuto anche durante il dibattito pubblico – il fondale non potrà mai tornare come prima, invece togliere le strutture di cemento ma non quelle di ferro e metalli che sono sott’acqua è un bene perché là sotto c’è vita e anche durante i lavori ricciole, tonni e tanutte si riproducevano. E poi – aggiunge – c’è tanta gente che non veniva più al Giglio perché aveva paura dell’inquinamento e della presenza della Concordia e che adesso mi chiede quando può tornare a fare immersioni. Se vengono dieci sub già ora per fare le immersioni sul fondale noi riportiamo più turismo sull’isola».
REFERENDUM – Ciò che i gigliesi chiedono a gran voce è di essere ascoltati e di «fare un referendum sulle piattaforme», senza che a decidere sia Roma, forse irrigidita da un accordo preso con Costa per l’eliminazione totale delle strutture sottomarine che furono installate per impedire lo scivolamento della Concordia.
LA SCUOLA E I TRAGHETTI – Ma i problemi al Giglio sono anche altri. Sono quelli che i riflettori accesi su Concordia non hanno mostrato: la scuola che rischia di sparire, il caro traghetti e i disservizi relativi per le coincidenze con treni e bus, l’impossibilità di piazzare pannelli solari sulle case per il veto della soprintendenza. Una richiesta sale dai gigliesi ai vertici della Regione e degli enti locali: «Basta con l’arroganza del ministro dell’Ambiente, vogliamo avere voce in capitolo sull’operazione di pulitura e ripristino del fondale e vogliamo che sia la Toscana a farsene carico».
COSTA HA COLPA – Musica per le orecchie di Enrico Rossi. Che non ha difficoltà a dichiarare: «Sono favorevole al vostro referendum, abbiamo una legge regionale sulla democrazia partecipata dai cittadini che va in questo senso. Faccio un paragone bruttissimo: quando c’è un morto in casa, la Concordia, finché c’è il funerale c’è movimento. Poi resta solo il dolore. Io sono qui due giorni dopo la partenza della Concordia perché è ora che le istituzioni devono essere vicine al Giglio. Non voglio fare polemiche ma il miracolo più grande è stato quello dell’accoglienza dei gigliesi ai naufraghi la sera del 13 gennaio 2012, il resto è una riparazione dovuta». «Costa – attacca il governatore – è responsabile del danno, poi ha fatto il suo dovere ma in ritardo: a noi dissero che nel dicembre 2012 la nave sarebbe stata portata via».
RIPRISTINO E IMMAGINE – «Chiederemo che il ripristino ambientale sia responsabilità degli enti locali – prosegue Rossi – e domani scriveremo una lettera al Governo su questo. Dobbiamo anche ripresentare al mondo l’isola del Giglio. Sono state qui per due anni e mezzo 600 testate di mass media da tutto il mondo: a settembre sono invitati tutti, a spese della Regione, per poter stare al Giglio e realizzare un reportage sull’isola. Che non è l’isola della Concordia: è una perla del Mediterraneo che ha bisogno di recuperare la sua immagine vera. Basta che i media tornino qui e parlino del Giglio per come è davvero anche solo un decimo di quanto ne hanno parlato solo perché c’era la Concordia».
AGRICOLTURA – Nell’ambito del nuovo piano del paesaggio della Toscana sarà anche finanziato un progetto per l’agricoltura sull’isola, spiega Rossi, affinché possano essere ricoltivate le zone incolte.
ENERGIA E MOBILITÀ SOSTENIBILE – Entro ottobre la Toscana varerà inoltre un piano, in accordo con la provincia di Grosseto, per finanziare sistemi energetici sostenibili e di mobilità sostenibile sull’isola.
TURISMO – Al Giglio dove i residenti sono 1500, ma d’inverno si riducono a 800, poiché alcuni si trasferiscono a Grosseto, c’è anche da rilanciare il turismo: dal 2012 a oggi le presenze sull’isola sono calate, aldilà di un turismo mordi e fuggi legato alla presenza del relitto di Concordia. Il caro traghetti non aiuta e Rossi promette di farsi carico anche di questo aspetto. Dal canto suo il sindaco Ortelli annuncia: «Siamo tutti d’accordo sul referendum per tenere le piattaforme, che sarebbe cosa buona come testimonia uno studio del professor Ardizzone dell’Università La Sapienza di Roma. Il referendum ci rafforzerà contro la decisione del ministero di sgomberarle». La sfida di Davide al gigante romano Golia è appena cominciata.