Movida molesta: rimedi e ricorsi, la storia infinita
Non soltanto Firenze lotta contro i disagi derivanti dalla maleducazione di una movida molesta. Anche Roma, Milano e Torino hanno i loro guai. Torino, città che ben conosco perché già dal 2010, quando ero prefetto di quella città, iniziammo la lotta ai fracassoni, ha recentemente puntato molto sui rilievi del rumore provocato da musica e urla dei nottambuli.
RUMORE – Tra aprile e giugno di quest’anno i tecnici dell’Arpa hanno più volte monitorato la zona di San Salvario, piazzando telecamere e apparecchi acustici in quattro diverse postazioni del quadrilatero della movida, tra le dieci di sera e le sei del mattino. E hanno registrato i suoni della notte, confermando che il loro livello era ben oltre i limiti di legge: tra sabato e domenica e tra domenica e lunedì i «limiti assoluti di immissione sonora» – termine tecnico per indicare il rumore massimo consentito – sono stati superati a volte di 3,5 decibel, a volte di 17,5. Le regole in vigore vorrebbero infatti che nelle zone «di intensa attività umana», cioè nei centri delle grandi e medie città, non si superassero mai i 65 decibel di giorno e i 55 di notte. Invece a San Salvario il limite viene abbondantemente superato (75,5) in particolare tra le 23 e le 2. Nel Lazio Legambiente ha presentato qualche giorno or sono la campagna: “Spegni il rumore accendi il divertimento”, una vasta iniziativa per “tagliare i decibel” con la collaborazione attiva dei cittadini.
MAGISTRATURA – Anche su questo motivo, il disagio per il riposo dei residenti, si era basato il provvedimento della magistratura fiorentina che aveva praticamente sigillato i pub oltre un certo orario. Questo provvedimento è stato però cassato dal Tribunale del riesame e anche dalla Suprema Corte di cassazione, che hanno dato ragione ai commercianti contro l’ordinanza del giudice fiorentino.
TORINO – A Torino il sindaco Fassino ha firmato in questi giorni un’ordinanza che impone la mordacchia alla movida, cercando di limitare il rumore causato di chi si ferma a bere e parlare in mezzo alla strada fino alle ore piccole. Il provvedimento si fonda proprio sul rapporto causa-effetto: «È evidente – e con rilievo scientifico – la concomitanza dei picchi di rumore ambientale con i periodi di apertura (in particolare notturna) delle attività commerciali». Le nuove regole valgono anche per i circoli. Alle 2 non si potrà più servire da bere all’aperto e nei dehors. Alle 3 sarà vietata la vendita anche all’interno dei locali. Tutti i gestori dovranno arruolare steward per controllare la situazione. Le attività commerciali e artigianali (ristoranti, pizzerie, kebab, pizza al taglio) devono chiudere a mezzanotte.
FIRENZE – Misure analoghe sono state adottate o saranno adottate anche a Firenze, dove si cerca anche la collaborazione con i gestori. Si pensa addirittura di ricorrere all’uso degli idranti per pulire le piazze devastate e piene di rifiuti e per disperdere il popolo della notte che vorrebbe tirare avanti dopo le due del mattino. Comune e Forze dell’ordine sarebbero già pronti ad attuare il piano, vedremo se questo espediente avrà successo.
LOCALI – Intanto i gestori torinesi abbozzano e subiscono l’ordinanza sindacale, ma osservano che nella zona interessata dal 2010 hanno aperto 37 locali notturni di cui 18 con superficie inferiore a 25 metri quadri. Chi ha autorizzato questo proliferare di locali, alcuni così piccoli da rendere scontato il riversarsi in strada dei clienti, e dei dehors? Il Comune. La stessa amministrazione che ora impone il silenziatore. Un’apparente contraddizione, che solo di recente si è cercato di sanare decidendo il blocco delle licenze. Non è escluso che, a questo punto, gruppi di gestori facciano ricorso al Tar, con buone possibilità di accoglimento del ricorso. E così continua, a Torino, come a Firenze, come in altre città, la lotta senza fine fra popolo della notte, gestori, residenti e amministrazioni comunali.