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Lavoro, staffetta vecchi-giovani: il Governo ci prova

Ricambio al lavoro fra vecchi e giovani
Ricambio al lavoro fra vecchi e giovani

ROMA – Oltre che agire con un riequilibrio degli assegni fra generazioni, tagliando le pensioni più alte per irrobustire le pensioni future, il Governo vorrebbe trovare anche un sistema praticabile per accelerare la cosiddetta «staffetta generazionale» tra lavoratori più anziani e giovani nel settore privato. Vorrebbe quindi consentire ai tanti lavoratori attivi che hanno accumulato molti contributi ma hanno solo 60-62 anni di età di andare in pensione per consentire le assunzioni di giovani, che costano meno ai loro datori di lavoro.
COSTI – Il problema fondamentale da superare è quello dei costi. Si pensa di stabilire delle penalizzazioni monetarie, imponendo una «multa a vita» sull’importo dell’assegno per chi volesse andare via prima, multa correlata all’età anagrafica a partire dai 62 anni in su. Già nella scorsa legislatura era stato presentato un disegno di legge dai democratici Cesare Damiano e Pier Paolo Baretta, che prevedeva penalizzazioni variabili dal 2 all’8% a seconda degli anni mancanti ai fatidici 66 ( più anni mancano, maggiore è la sanzione). Ma al Tesoro chiariscono che non basta a far quadrare i conti. E probabilmente non basterebbe nemmeno innalzare la penalizzazione nella forchetta 3-10%.
QUOTE – Altra idea su cui si lavora è quella di reintrodurre il vecchio sistema delle «quote». Chi raggiungesse «quota 100» (60 anni di età e 40 di contributi) potrebbe andare in pensione senza penalizzazioni. Ma anche qui, i conti non tornano.
PONTE – Sembra che nella Legge di Stabilità il Governo opterà per l’istituzione del c.d. «ponte alla pensione» per chi si ritrova vicino ai fatidici 66 anni, ma ha perso il lavoro e difficilmente lo ritroverà. Una platea ristretta, ma a forte disagio. In questo caso si risolverebbe una volta per tutte la questione degli «esodati», e l’onere per le casse dello Stato potrebbe essere più sopportabile. È vero che ci sarebbe un costo supplementare per il sistema previdenziale, ma questo costo verrebbe compensato risparmiando sugli ammortizzatori sociali, cassa integrazione e mobilità «normale» o «in deroga» comunque attribuita a queste persone.
Potrebbe essere questo un tentativo utile e meno dispendioso degli altri, ma crediamo che non potrà risolvere definitivamente il problema, per cui dovremo aspettarci altri sacrifici dal Governo Renzi, che, in tema di tasse, si avvia a superare i record stabiliti dal prof. Monti e insidiati da Letta. Certo che l’azione dei tre ultimi “Governi del Presidente” (Napolitano) in campo fiscale è stata esiziale per le tasche degli italiani. Sarebbe ora di voltare pagina.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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