Giornalista morto a Gaza: Pitigliano in lacrime per l’addio a Simone
PITIGLIANO (GROSSETO) – Un paese intero in una chiesa. Ma la capienza della cattedrale non bastava a contenerli tutti, così in tanti sono rimasti fuori. E non sono mancate bandiere palestinesi. Gli abitanti di Pitigliano, lo splendido paese sulla collina di tufo in Maremma, hanno accompagnato oggi pomeriggio i funerali di Simone Camilli, 35 anni, il videoreporter dell’agenzia di stampa internazionale Associated Press ucciso a Gaza, in Palestina, mercoledì 13 agosto. Il padre di Camilli, Pier Luigi, giornalista Rai, è il sindaco di Pitigliano. Simone lascia una compagna olandese, Ylva, conosciuta sul lavoro a Gerusalemme e una bambina piccola, Nur, di 3 anni.
Il reporter è morto a causa dell’esplosione di un ordigno che alcuni artificieri palestinesi stavano disinnescando: lui era lì, con loro, per seguire e documentare l’operazione. «Simone è morto in una terra coinvolta da troppo tempo in un tragico quanto assurdo conflitto» ha detto il vescovo di Pitigliano-Sovana-Orbetello, Guglielmo Borghetti, durante l’omelia funebre. La messa è stata celebrata alle 18 e trasmessa in diretta streaming sul sito internet dell’agenzia Associated Press, per cui Simone lavorava. Col vescovo numerosi sacerdoti hanno concelebrato una funzione composta ma solenne, cantata anche in latino, come nel passaggio dell’Agnus Dei; una messa a cui hanno partecipato autorità civili e militari, oltre a centinaia e centinaia di persone: il paese intero.
Una comunità che è rimasta attonita, quella di Pitigliano: da questa mattina, sino alla celebrazione pomeridiana, è stato senza sosta l’afflusso di persone che hanno voluto rendere omaggio a Simone Camilli. Il padre, Pier Luigi Camilli e la moglie non hanno mai lasciato la chiesa. «Simone era coraggioso – ha sottolineato nell’omelia il vescovo Borghetti -, un professionista appassionato, un figlio di cui il padre è fiero», «La guerra è odio materializzato – ha detto, citando Papa Francesco che, nell’immediatezza della morte di Camilli aveva espresso il suo cordoglio – tutto si perde con la guerra».
Al termine della celebrazione hanno parlato brevemente il padre di Camilli, la compagna, la madre e un cronista dell’Associated Press, il quale ha ricordato come Simone abbia dato vita a un laboratorio di arte visuale nella città vecchia di Gerusalemme. Interventi toccanti al termine dei quali sono scoppiati altrettanti commossi applausi.
«Oggi qui non c’è il sindaco – ha detto Pier Luigi Camilli – oggi c’è il padre e il nonno. Ero a casa con mia moglie quando è squillato il telefono: era Paolo, un collega e amico di Simone; ho pensato che Simone avesse dimenticato qualcosa, ma Paolo esitava a parlare e io chiedevo ‘Che cosa è successo?’ ‘È successo l’irreparabile’. Così è cominciato il viaggio alla ricerca del corpo di mio figlio. È passato un giorno e mezzo, ma mi sembra tanto tempo». La compagna di Simone Camilli ha definito il suo «l’uomo più puro che ho mai conosciuto» e ha raccontato la loro storia d’amore: si erano conosciuti per le strade di Gerusalemme 8 anni fa. «Simone è morto in un luogo chiamato la valle degli ulivi – ha detto la madre – per noi cristiani l’ulivo è un simbolo di pace». La signora Camilli ha citato anche messaggi di cordoglio e solidarietà giunti dalla gente di Gaza. Per loro, per i palestinesi, Simone non era un semplice giornalista, ma un giovane professionista che ha raccontato la loro realtà carica di sofferenza, come nel documentario «About Gaza».