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«Caro Renzi, mi conosci»: lettera aperta di un poliziotto al presidente del consiglio

Caro Renzi,
forse hai già sentito la mia voce quando hai composto il numero di emergenza perchè pensavi di essere in pericolo: era notte ed io ti ho rassicurato, mandando a casa tua altri come me a controllare che fosse tutto a posto;
forse hai già incrociato il mio sguardo, in un torrido pomeriggio d’agosto, mentre andavi in vacanza ed io ero lì, sul ciglio della strada, con al fianco un mitra ed un altro collega, pronto ad intervenire in caso di bisogno;
forse hai sentito parlare di me, al telegiornale o alla radio, quando ho sequestrato tanta droga che avrebbe reso triste la vita di tanti giovani ragazzi;
probabilmente hai visto già la mia divisa piegata su una bara, quando ho sacrificato la mia vita per il mio Paese;
probabilmente hai letto il mio nome sui verbali di arresto di un pericoloso latitante, dopo mesi di duro appostamento, rinunciando agli affetti a me più cari, alla mia famiglia.

Adesso leggerai le mie parole e neanche stavolta conoscerai il mio nome, perchè sono solo uno dei tanti angeli che ogni giorno stanno accanto a tutti gli italiani, in silenzio, offrendo protezione e sicurezza. Quello che diamo ogni giorno ed ogni notte non ha prezzo perchè è la nostra vita.

Se ritieni giusto continuare a bloccare gli stipendi con cui i miei familiari si sostengono, fallo pure, ma prima di farlo pensa al mio sguardo, alle mie parole, ai miei sacrifici.

Un appartenente alle forze dell’ordine.

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