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Toscana: viticoltura e vivaismo non siano sacrificati dal piano del paesaggio

Il 29 settembre scadrà il termine per far pervenire le osservazioni al Piano Paesaggistico. Come Consigliere di Forza Italia, ma anche in qualità di vicepresidente della Commissione Agricoltura, non posso che auspicare che in fase di approvazione vengano accolte richieste di modifica che stanno sollevando associazioni di categoria e molti imprenditori, in particolare con riferimento ai forti limiti imposti in ambito di reimpianto e realizzazione di nuovi vigneti.

Pur apprezzando la grande mole di lavoro svolta nella realizzazione del Piano, che ha prodotto un dettaglio ed una analisi puntuale della situazione e della evoluzione del paesaggio nel tempo, è evidente che l’approccio generale risente di una cultura fortemente legata ad un ambientalismo ideologizzato. Un ambientalismo che nel tempo non ha prodotto però efficaci risultati, visto gli scempi presenti in varie zone della Toscana, l’urbanizzazione selvaggia e il consumo di suolo non marginale, mentre, parallelamente, non si è dato adeguato spazio a infrastrutture e crescita economica legata a investimenti industriali e turistici.

Fatta questa doverosa premessa, va innanzitutto evidenziata negativamente l’ampia discrezionalità interpretativa che viene lasciata ai livelli territoriali che, a mio avviso, potrebbe rendere vana la dichiarata filosofia conservativa del Piano stesso. Ma una cosa che certamente dovrà essere riconsiderata, è la pretesa volontà di inserire anche parametri non economici nella gestione di attività imprenditoriali agricole. Per pianificare o congelare un paesaggio agricolo, il solo presupposto possibile sarebbe quello di sovvenzionare totalmente le attività correlate, andando contro “ad ogni logica di mercato, di produttività, occupazione, dinamicità, competitività”. L’opposto cioè di cui ha bisogno un settore trainante dell’economia regionale su cui si dice di voler puntare anche in termini di incremento di PIL e di nuovi posti di lavoro nel mondo giovanile.

In ogni ambito, occorre un equilibrio che porti a valorizzare l’esistente, non accantonando nel contempo le esigenze dinamiche di una società che tutti auspichiamo continui ad evolversi e crescere, pur acquisendo nel contempo il valore del rispetto e della tutela di un ambiente di cui ciascuno di noi è parte integrante. Cercare di impedire la realizzazione di nuovi vigneti o ritenere che il vivaismo possa produrre negatività ambientali, sono impostazioni culturali che vanno profondamente riviste.


Claudio Marignani

Vicepresidente della commissione agricoltura del Consiglio regionale

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