Blocco dei contratti pubblici: sciopero generale della polizia contro il governo. Sarà il primo della storia
ROMA – Sarà ”sciopero generale”: lo annunciano i sindacati di polizia, polizia penitenziaria, corpo forestale, vigili del fuoco e i Cocer (Consiglio centrale di Rappresentanza) Interforze (Esercito, Marina, Aeronautica, Guardia di Finanza e Carabinieri).
“Quando abbiamo scelto di servire il Paese, per garantire Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico -si legge in una nota congiunta di sindacati e Cocer – eravamo consci di aver intrapreso una missione votata alla totale dedizione alla Patria e ai suoi cittadini con condizioni difficili per mancanza di mezzi e di risorse. Quello che certamente non credevamo è che chi è stato onorato dal popolo italiano a rappresentare le Istituzioni democratiche ai massimi livelli, non avesse nemmeno la riconoscenza per coloro che, per poco più di 1300 euro al mese, sono pronti a sacrificare la propria vita per il Paese”.
SACRIFICI – “Nonostante i sacrifici e i maltrattamenti sinora ricevuti -prosegue la nota di Cocer e sindacati del comparto sicurezza- le donne e gli uomini in uniforme hanno continuato a servire i Cittadini italiani e le Istituzioni democratiche convinti che il Governo, anche in relazione ai continui impegni assunti formalmente con documenti ufficiali e con dichiarazioni sia dei Ministri che dei Capi dei singoli Corpi e Dipartimenti, avrebbe loro riconosciuto quanto negato negli ultimi quattro anni con il blocco del tetto salariale che, invece era dovuto”. “Per la prima volta nella storia della nostra Repubblica – sottolineano i Sindacati e il Cocer- siamo costretti, verificata latotale chiusura del Governo ad ascoltare le esigenze delle donne e degli uomini in uniforme per garantire il funzionamento del sistema a tutela della sicurezza, del soccorso pubblico e della difesa del nostro Paese, atteso le numerose richieste di incontro rivolte al Presidente del Consiglio, ad oggi inascoltate, a dichiarare lo sciopero generale di questi comparti poiché anche i Capi dei singoli Corpi e Dipartimenti e i relativi Ministri hanno girato le spalle alproprio personale”.
DIMISSIONI – “Per questo motivo -prosegue la nota- e nello spirito di servizio e di totale abnegazione per continuare a garantire la difesa, la sicurezza e il soccorso pubblico al nostro Paese, qualora nella legge di stabilità sia previsto il rinnovo del blocco del tetto salariale, chiederemo le dimissioni di tutti i Capi dei vari Corpi e Dipartimenti, civili e militari, e dei relativi Ministripoiché non sono stati capaci di rappresentare i sacrifici, la specificità, la professionalità e l’abnegazione del proprio personale”.
“La frattura che si creerebbe in tale scenario -viene rilevato- sarebbe insanabile; per questo diciamo che in tale ipotesi, o restano loro oppure tutti quelli chi si sacrificano, ogni giorno e in ogni angolo del Paese e dell’intero mondo per garantire sicurezza e difesa”.
SENSIBILIZZAZIONE – “Per sostenere la difesa, il soccorso pubblico e la sicurezza del nostro Paese, concludono Sindacati e Cocer, in vista dello sciopero generale, che si terrà entro la fine di settembre,qualora dovesse essere rinnovato il blocco del tetto delle retribuzioni, attueremo, sin da subito, oltre ad una capillare informazione e sensibilizzazione della società civile sui rischi checorre, azioni di protesta su tutti i territori con la denuncia di tutte le disfunzioni, le esposizioni al rischio, sinora accettate nell’interesse supremo del servizio, nonché le scorte e i privilegiche la casta continua a preservare e che, nonostante i roboanti annunci sinora fatti dal Governo, ad oggi non sono stati né eliminati né ridotti preferendo, per far quadrare i conti, di penalizzare gli unici soliti noti contribuenti del nostro Paese, i dipendenti pubblici e i pensionati”.
Insieme alla protesta “informeremo i cittadini dell’importanza vitale del nostro servizio e della specificità che contiene portandoci, quotidianamente ad esporci sino al rischio della vita”.
Abbiamo voluto riprendere l’intero comunicato dei sindacati del comparto sicurezza perché dalle parole riferite traspare l’amarezza e l’indignazione degli uomini e delle donne in divisa, che normalmente sono usi a obbedir tacendo e sono sempre stati baluardo e sostegno delle istituzioni. Un sintomo, subito negato dai responsabili delle Forze dell’ordine interessate, si era già notato quando, in occasione di due manifestazioni a Torino e a Genova, poliziotti e carabinieri avevano abbassato gli scudi e levato i caschi, quasi solidarizzando con i manifestanti. Questo segno, come tanti altri, sono stati sottovalutati. E il disagio delle forze dell’ordine è cresciuto in seguito ai provvedimenti che hanno bloccato i loro stipendi e sacrificato ancor di più le loro famiglie. Il premier avrà letto (o comunque sarà stato sicuramente informato del contenuto) le lettere inviate a lui, tramite Firenzepost, da un poliziotto e da un’agente della polizia penitenziaria, vedova. Si sarà reso conto del grave sconforto e disagio che ha indotto questi due lavoratori della sicurezza a uscire allo scoperto. E dell’interesse che hanno suscitato le loro parole. Certamente gli appartenenti al comparto non si sottrarranno mai ai loro doveri e al ruolo di tutela della sicurezza dei cittadini, un fattore essenziale per la nostra civile convivenza.
Ma stia sicuro, caro premier, che gli esponenti della sicurezza non si faranno abbagliare dalle slides, dai tweet e dalle parole al vento. Aspettano invece che lo Stato, nel suo complesso, si dimostri degno di questo nome, che i politici siano attenti ai loro problemi. E sappia che sarà triste essere ricordato come il Capo del governo contro il quale viene rivolto il primo sciopero generale delle forze di sicurezza del Paese.
In serata Renzi, impegnato in Galles nel vertice Nato, ha fatto sapere che incontrerà personalmente le forze di polizia, ma non accetta ricatti.