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Toscana, legge elettorale: riecco le preferenze, ma nasce il listino per far passare i privilegiati

C’è un uomo, in Toscana, che ieri mattina, 11 settembre, appena sveglio, non ha potuto trattenere un sorriso amaro, mentre si faceva la barba, leggendo che il Consiglio regionale, qualche ora prima, alle 5,40, aveva approvato la nuova legge elettorale ripristinando le preferenze. Si chiama Lorenzo Zirri. Dieci anni fa, nel 2004, perse il posto di capogruppo di Forza Italia. Perché? Si era battuto contro l’accordo fra il suo partito e i Democratici di sinistra (poi Pd) perché prevedeva proprio la cancellazione delle preferenze. Zirri, ora segretario toscano dell’Udc, portò lo scontro interno alle estreme conseguenze. Arrivando a dimissioni più o meno imposte. Un sacrificio che lui, proveniente dalla tradizione democristiana, ritenne giusto in nome della libertà di scelta di chi va a votare.

NOMINATI – Anche io ritenni che quella singolare alleanza Ds-Forza Italia fosse una scelta sbagliata: trasformava gli eletti in nominati. Ossia diventavano consiglieri regionali i candidati inseriti nei primi posti della lista dalle segreterie di partito. Non a caso, su La Nazione, gridai allo scandalo. Scrissi che si trattava di un inaccettabile inciucione. Poi sapete come andò a finire: non solo la legge entrò in vigore, ma Roma la copiò e nacque il Porcellum nazionale: comodissimo per facilitare l’elezione dei fedeli alle segreterie e non dei politici più considerati dagli elettori. Aggiungo, rapidamente, che riuscii anche a dimostrare facilmente che le primarie, sbandierate dai diessini come sostitutivo delle preferenze, non funzionavano. Come? Anticipando l’esito: ossia prevedendo, con alcuni giorni di anticipo, chi avrebbe vinto le primarie in tutte le province. Dimostrando che erano scontate. Una farsa. Ci fu un’unica eccezione: Grosseto. Dove l’allora sconosciuta Anna Rita Bramerini battè il sindaco uscente, Loriano Valentini. Non voglio insistere sbandierando medaglie, non rientra nello stile del cronista. Mi preme aggiungere solo un episodio: conversando con i cronisti in Consiglio regionale, il governatore, Enrico Rossi, ha ammesso che le primarie, in Toscana, non hanno funzionato. Ma guarda!

VERGOGNA – E allora? Sono soddisfatto perché , 10 anni dopo, anche sull’onda della protesta andata avanti nei circoli e nelle case del popolo, sono state riapprovate le preferenze? No. Per tre motivi. Primo: al buon Lorenzo Zirri nessuno ha sentito il bisogno d’inviare scuse postume per averlo costretto, ingiustamente, ad andarsene. Secondo: chi fece la scelta che privò gli elettori di un diritto, sia nel centrodestra che nel centrosinistra, non solo non ci ha rimesso niente, ma nemmeno è arrossito di vergogna di fronte a una tardiva retromarcia: venduta come una conquista democratica. E ci sarebbe da sottolineare, prima di passare al terzo punto per cui non sono soddisfatto, l’altra scelta che chi fece l’inciucione del 2004 si è rimangiato: l’aumento dei consiglieri a 65. Poi ridotti, sull’onda della rabbia popolare, a 55 (in questa legislatura) e destinati a diventare 40 (dalla legislatura 2015-2020). Quell’aumento spropositato di seggi costò al bilancio regionale, e quindi a tutti i toscani, 8 milioni di euro l’anno in più. Per cinque anni.

MAXIPASTICCIO -E veniamo al terzo punto d’insoddisfazione: il pasticcio del listino privilegiato con tre candidati che passano senza bisogno di ottenere voti di preferenza personali. Anzi, hanno la corsia preferenziale che diventa più rapida se la lista ottiene successo ( a spese di chi va a raccattare le preferenze). Insomma, si tratta di un marchingegno a rischio incostituzionalità. Motivo? La disuguaglianza fra candidati. Mi spiego: quando le preferenze non c’erano, tutti erano nominati e quindi alla pari. Con questo sistema c’è chi deve cercare il consenso e chi no. Eminenti giuristi hanno già bocciato la legge appena approvata. Il Pd dice: noi non useremo il listino. Ma allora perché l’ha concertato con Forza Italia e votato in Aula? E ancora: la vecchia Dc, negli anni Cinquanta, suscitò scandalo e venne accusata di aver fatto una legge truffa perché prevedeva premi di maggioranza. Nella nuova legge regionale ci sono premi stratosferici di maggioranza e soglie di sbarramento fatali per chi non si allea a destra o a sinistra. Ma è proprio impossibile, almeno in Toscana, varare una legge semplice, piana, senza corse a handicap o trampolini di lancio verso l’elezione sicura che garantisce pochi e penalizza tanti? Dev’esserselo chiesto anche Lorenzo Zirri, ieri mattina, mentre si faceva la barba, rischiando di tagliarsi per via di quel sorriso amaro capace di fargli storcere la bocca.


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Sandro Bennucci

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