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La strage del '93 di via dei Georgofili a Firenze

Strage dei Georgofili: annullata la condanna all’ergastolo del boss Francesco Tagliavia

Fa tappa a Montevarchi la mostra fotografica dell’Agenzia Ansa La notte dei Georgofili
Via dei Georgofili devastata dall’esplosione dell’autobomba il 27 maggio 1993

ROMA – La condanna all’ergastolo a carico del boss mafioso Francesco Tagliavia per la strage di via dei Georgofili a Firenze, il 27 maggio 1993, è stata annullata con rinvio. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, oggi 17 settembre. Si dovrà celebrare un processo di appello bis. Il grande accusatore del boss Tagliavia è stato nel corso degli anni il pentito Gaspare Spatuzza, le cui rivelazioni hanno gettato nuova luce sulle stragi mafiose degli anni 1992-93, l’epoca della cosiddetta trattativa fra lo Stato e la mafia.

Oggi i supremi giudici, se per la strage di Firenze hanno annullato con rinvio il processo di appello che aveva condannato al carcere a vita Francesco Tagliavia, per gli attentati stragisti di via Palestro a Milano (1993), di via Fauro e al Velabro a Roma (1993) e allo stadio Olimpico a Roma (1994) hanno del tutto prosciolto il boss siciliano.

Il verdetto è stato emesso dalla VI sezione penale che ha accolto il ricorso della difesa. Per la strage di via dei Georgofili Tagliavia è accusato di strage, devastazione, porto di esplosivo e furto di una macchina. Nell’attentato mafioso morirono cinque persone: fu sterminata un’intera famiglia, i Nencioni, padre, madre e le loro due figliolette, Nadia (9 anni) e Caterina (2 mesi), e lo studente Dario Capolicchio. Ci furono 48 feriti e vennero danneggiate 148 opere d’arte.

Nel ricorso in Cassazione la difesa di Tagliavia ha sostenuto il vuoto probatorio a carico del boss di corso Dei Mille che era stato arrestato il 22 marzo 1993. Secondo la difesa, inoltre, non ci sono prove che Tagliavia partecipò – come invece sostenuto da Gaspare Spatuzza – alla fase ideativa della strage, con un summit nella villa di Santa Flavia. Senza successo, invece, la Procura della Cassazione, rappresenta da Luigi Riello aveva chiesto la conferma della condanna di Tagliavia emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Firenze il 10 ottobre del 2013.

Secondo il pg la sentenza di condanna non era «lacunosa ma svolgeva una valutazione attenta e un ragionamento probatorio stringente» sul coinvolgimento di Tagliavia nelle stragi. Il boss aveva «un ruolo di cerniera tra la ‘base operativa’ e i fratelli Graviano» e inoltre contro di lui non ci sono solo i riscontri «di Spatuzza ma anche numerose altre testimonianze» dei pentiti. Quelle di Spatuzza, su Tagliavia, sono state delle dichiarazioni «tardive» ha ricordato lo stesso Riello ma non per questo «non credibili».

La Regione Toscana e il Comune di Firenze si sono costituiti parte civile anche in Cassazione e sono stati rappresentati dall’avvocato Danilo Ammannato che difendeva anche venti familiari delle vittime. All’udienza in Cassazione è stata presente anche Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione tra i famigliari delle vittime di via dei Georgofili.


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Domenico Coviello

Giornalista

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