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La sede del FMI

Fondo Monetario internazionale: la spesa per le pensioni in Italia è alta (ma gli esperti si sono documentati?)

La sede del FMI
La sede del FMI

ROMA – Per il terzo anno consecutivo l’Italia è in recessione; il Pil calerà dello 0,1%. Lo sapevamo già, ce l’aveva detto anche l’Ocse, ma adesso lo conferma anche il Fmi che mette l’accento sulla disoccupazione arrivata al 12,6%: «Serve un’azione radicale dicono gli economisti di Washington. Ma soprattutto serve una manovra da 7-8 miliardi. Un ulteriore aggiustamento rispetto ai piani previsti (fino allo 0,5% del Pil a seconda della forza della ripresa) aiuterebbe a raggiungere un piccolo surplus strutturale nel 2015».

PIL – Secondo l’esame degli esperti, il Pil tornerà a crescere nel 2015 (+1,1%), per poi accelerare nel 2016 a +1,3%. A preoccupare gli economisti, come detto, è soprattutto il tasso di disoccupazione che salirà quest’anno ai massimi dal dopo-guerra, al 12,6% dal 12,2% del 2013. Per il Fmi il tasso resterà a due cifre almeno fino al 2017 e per questo serve un’azione più radicale per creare di posti di lavoro.

DEBITO – In salita anche il debito pubblico che quest’anno toccherà il 136,4% del Pil , per poi scendere progressivamente arrivando al 124,7% nel 2019. A complicare la situazione c’è il rapporto deficit-pil che si attesterà al 3% per poi calare allo 0,4% nel giro di 5 anni.

JOBS ACT – Secondo il Fondo monetario le riforme nell’agenda del governo sono valide, a cominciare dal Jobs Act, ma la situazione è delicata, perché il debito è sostenibile, ma esposto ai rischi della congiuntura internazionale. Gli analisti del Fondo apprezzano gli sforzi fatti con la spending review, ma pongono l’accento sulla necessità d’intervenire anche sulla spesa sanitaria e, come ultima annotazione, affermano che «ulteriori risparmi saranno difficili senza affrontare la questione pensioni che rappresentano il 30% della spesa totale.»

PENSIONI – Il fondo monetario rileva che la spesa è alta. Ma forse nn si è documentato a dovere, basandosi solo sulla cifra. Infatti, sia i tanti studi fatti in materia, sia lo stesso Governo, hanno più volte affermato che, con le varie riforme succedutesi nel tempo, la spesa pensionistica è sotto controllo anche per gli anni futuri. Speriamo che il rilievo, seppur marginale, del Fondo non ridia fiato a chi, all’interno del Governo e fra le forze politiche, sostiene ancora interventi drastici sulle cosiddette pensioni d’oro e d’argento, per le quali i pensionati a suo tempo hanno versato fior di contributi e che rappresentano, in pratica, una retribuzione risparmiata e differita.

S’intervenga piuttosto sui costi della politica, che ancora non sono stati abbattuti, e sulla spesa sanitaria, che ancora in molte regioni è fuori controllo.

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