Lavoro, articolo 18: il Pd sull’orlo della scissione. I bersaniani si ribellano all’asse Renzi – Napolitano
ROMA – Non sono bastati l’appello del capo dello Stato alle riforme – «sul lavoro serve più coraggio» – né il decisionismo emerso dalle parole del premier, Matteo Renzi, nei giorni scorsi a placare il braccio di ferro del governo con la minoranza del Partito democratico sulla riforma del lavoro. Oggi una trentina di senatori dem ha deciso di presentare sette emendamenti alla legge delega sul lavoro.
JOB ACT Tra le proposte di modifica al Job act, quella che riguarda l’argomento più caldo e discusso di questi giorni, l’articolo 18: per i senatori (la prima firma è di Federico Fornaro) il vincolo del licenziamento per giusta causa deve riguardare tutti i neoassunti dopo i tre anni di contratto a tutele crescenti. Un altro emendamento riguarda il contratto a tempo indeterminato, che va promosso come «forma privilegiata di contratto di lavoro», rendendolo «progressivamente più conveniente rispetto agli altri tipi di contratti in termini di oneri diretti e indiretti».
SERRACCHIANI –Il numero due del partito, Debora Serracchiani, ha indirizzato un messaggio ai ‘dissidenti’: «La posizione la decide la direzione. Renzi non accetterà veti». Tra i 35 firmatari al Senato, ci sono bersaniani, ma anche senatori vicini a Pippo Civati e oppositori dei tempi della riforma del Senato come Vannino Chiti, Corradino Mineo, Walter Tocci e Massimo Mucchetti. Contemporaneamente alla Camera si sono riunite diverse anime del partito: dai già citati Pippo Civati e Vannino Chiti, a Rosy Bindi e Alfredo D’Attorre.
RESA DEI CONTI – La resa dei conti è rimandata a lunedì quando si terrà la direzione del partito. Di sicuro peseranno e saranno discusse le dichiarazioni fatte ieri da Napolitano, interpretate come un appoggio alle riforme del governo. Varie frange del Pd hanno chiesto al premier un incontro per discutere le linee di un documento unitario sul lavoro da presentare in direzione. «Se Renzi non ci ascolta, saremo costretti a ricorrere al referendum interno», minacciano i dissidenti.La sfida finale, in questo clima, sembra alle porte. In attesa del rientro di Renzi dalla visita americana con moglie al seguito.