Corte dei Conti: resta archiviata la posizione di Renzi per le nomine alla Provincia di Firenze
FIRENZE – È ricorso più volte il nome di Matteo Renzi stamani durante l’udienza presso la Corte dei Conti di Firenze, nel procedimento contro cinque ex dirigenti della Provincia di Firenze per un danno erariale, secondo l’accusa a loro imputabile, di 816mila euro. Una vicenda nel periodo 2006-2009 quando, proprio sotto la presidenza Renzi, furono nominati quattro direttori generali anziché uno solo.
Una decisione che – per la procura regionale della Corte – avrebbe dilatato ingiustificatamente le spese della Provincia, tanto più che tre dirigenti di ruolo (con contratto quindi di diritto pubblico) sarebbero stati collocati in aspettativa per essere poi riassunti dallo stesso Ente con un più oneroso contratto di diritto privato. In pratica, ha detto stamani il vice procuratore generale Acheropita Mondera Oranges «per continuare a fare quello che facevano prima».
Una scelta «politica» della presidenza Renzi o solo una decisione presa a livello tecnico dalla dirigenza dell’ente pubblico? Secondo la stessa Procura la responsabilità dell’«apparato politico» è esclusa, tanto è vero che la posizione di Matteo Renzi era già stata archiviata nel corso dell’inchiesta. Resta in piedi la posizione invece di cinque dirigenti della provincia per i quali era già stata chiesta (e oggi confermata) la richiesta di risarcimento del danno erariale per cinque dirigenti: 45% Lucia Bartoli (già Direttore generale di coordinamento Servizi Interni), 15% Luigi Ulivieri (già Direttore generale di coordinamento Sviluppo e Territorio), 10% Giacomo Parenti (già Direttore generale coordinamento Infrastrutture e ora Direttore generale del Comune di Firenze), 10% Liuba Ghidotti (già Direttore generale coordinamento Servizi alla Persona), 20% Felice Strocchia (già Segretario generale della Provincia).
All’udienza erano presenti solo gli avvocati degli imputati, ai quali si erano aggiunti anche quelli dello stesso Matteo Renzi, dell’ex assessore al Personale Tiziano Lepri e del titolare della Direzione Servizi Finanziari della provincia Rocco Conte. Questi ultimi tre erano stati infatti citati a giudizio per decisione della Corte, in quanto gli altri imputati «tecnici» – nelle loro memorie difensive – non avevano escluso la corresponsabilità della struttura politica nelle decisioni di nominare quattro direttori generali al posto di uno. Da qui la citazione a giudizio anche di Renzi, Lepri e Conte, che rischiano anche loro di essere condannati (pro quota o totalmente) al risarcimento del presunto danno erariale.
Mentre gli avvocati difensori hanno sostenuto, sotto diversi profili, la non responsabilità dei loro assistiti, lapidario è stato l’intervento del difensore di Renzi, avvocato Alberto Bianchi: «La chiamata in causa di Matteo Renzi è infondata. Non solo perché la sua posizione era già stata archiviata dalla Procura, ma anche perché non è stata formulata una domanda di danno a suo carico. In questa situazione non è possibile sostenere alcuna linea difensiva». In altre parole: non posso difenderlo, se non so di cosa lo si accusa.
Diversa l’opinione della Procura: «Ci aspettavamo – ha commentato a margine dell’udienza il procuratore generale Angelo Canale – che le parti motivassero il coinvolgimento anche della struttura politica della Provincia, come era emerso dalle loro memorie difensive e che, da parte nostra era comunque già archiviata. Ma questo non è avvenuto. Per quanto ci riguarda ci siamo limitati a notificare la citazione come indicato dalla Corte».
Dopo l’udienza si sono ritirati in camera di consiglio i componenti del collegio: presidente Ignazio Del Castillo con i giudici Carlo Greco e Angelo Bax. La sentenza sarà presa a breve ma per la sua pubblicazione ci sarà da attendere almeno un paio di mesi.
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