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Da Enrico Berlinguer a George Clooney: ecco il nuovo Walter Veltroni

Enrico Berlinguer
Enrico Berlinguer

Nel bellissimo documentario di Walter Veltroni «Quando c’era Berlinguer», sono ripercorse, con particolare enfasi, le ultime ore del leader comunista più amato dal popolo della sinistra. È il 7 giugno 1984, il segretario sta tenendo un comizio a Padova: viene colto da ictus, si porta ripetutamente un fazzoletto alla bocca, si aggiusta gli occhiali attraversati dal sudore freddo, s’interrompe, poi riprende a parlare. E resiste. Conclude con grande fatica il suo appello al voto, mentre la folla cerca di proteggerlo, invitandolo a smettere: “Bastaaa!” e al tempo stesso lo incoraggia con applausi ininterrotti: “En-ri-co, En-ri-co!…”. Berlinguer morirà tre giorni dopo all’ospedale per un’emorragia cerebrale, dopo essere entrato in coma.

Con questa scena, volutamente, il regista Veltroni commuove lo spettatore. E mostra il leader carismatico del Partito Comunista Italiano, amato dai suoi e stimato anche da molti avversari perché integerrimo, coerente, sobrio, lontano dai facili applausi e da ogni tipo di esibizione mondana, che non rinuncia a incitare la sua gente e sacrifica la sua salute fisica fino all’estremo.

L’omaggio filmico veltroniano, lodato dal pubblico e dalla critica, giunto a 30 anni dalla morte di Enrico Berlinguer, cade in un 2014 in cui il primo storico segretario del Partito democratico, ex vicepremier del Governo dell’Ulivo ed ex sindaco di Roma si dedica anima e corpo alla sua ben nota passione per il cinema e la scrittura. Libero da impegni parlamentari (alle elezioni politiche del 2013 non è stato candidato) e da beghe di partito.

Libero anche di celebrare, secondo quanto trapelato, il matrimonio con rito civile, sabato 27 settembre a Venezia, del suo amico George Clooney con la splendente avvocatessa Amal Alamuddin. Amal lascerà da parte il suo anello di fidanzamento da 600 mila dollari regalatole da George, per indossare la fede nuziale. E Veltroni, fascia tricolore addosso, darà la sua laica benedizione all’unione coniugale più attesa dal gossip del jet set hollywoodiano. Stringerà la mano sorridendo ad Angelina Jolie, a Brad Pitt, a Bono Vox e a Matt Demon, testimoni di nozze. Potrà osservare il vestito da sogno della sposa, e, immaginiamo, siederà al tavolo dei coniugi durante il ricevimento esclusivo e blindatissimo, riservato a soli 150 fortunati super vip, convenuti in Laguna da mezzo mondo.

Potrebbe apparire stridente, a prima vista, che un ex alto dirigente del Partito comunista, il partito di quell’Enrico Berlinguer che, microfono in mano, arringava gli operai Fiat ai cancelli di Mirafiori, benedica il matrimonio da mille e una notte del divo dei divi di Hollywood, ricco, abituato allo sfarzo, il cui stile di vita appare lontano anni luce dai problemi quotidiani delle persone comuni.

Forse però non è così. Sono passati 30 anni dalla morte di «Enrico», e 25 dal crollo del Muro di Berlino. Il tempo lava tutto. Tant’è che in una dichiarazione rimasta celebre, del 1995, Veltroni già spiegava che «si poteva stare nel Pci senza essere comunisti. Era possibile, è stato così». Lui, dunque, comunista in realtà non lo è mai stato.

Enrico Berlinguer invece lo era. Eccome. E lo ha dimostrato lo stesso film «atto d’amore» di Veltroni al grande leader, sotto la cui ala l’ex sindaco di Roma ha cominciato la sua carriera politica.

Ma non c’è da stupirsi: i figli e nipoti politici di Berlinguer difficilmente possono reggere il confronto con un padre di così grande levatura. Anche a Firenze. Come quando hanno dedicato, inaugurandola 20 giorni fa, una piazza a Enrico Berlinguer. È davanti all’ingresso della piscina Costoli, a Campo di Marte, accanto all’entrata del Mandela Forum.

È uno spiazzo di asfalto che fa da parcheggio per le auto. Nell’annunciare, lo scorso luglio, che un parcheggio d’ora in avanti si sarebbe chiamato Piazza Berlinguer, l’assessore alla Toponomastica, Lorenzo Perra, disse che quello dell’Amministrazione era «un atto di sinistra». Un parcheggio di sinistra, verrebbe da dire. Povero Enrico, fra George Clooney e la piscina Costoli.


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Domenico Coviello

Giornalista

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