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TFR in busta paga, nascono i problemi: troppo alti i costi per le imprese

Progetti del Governo per il TFR
Progetti del Governo per il TFR

ROMA – Abbiamo riferito del progetto del Governo di lasciare nella busta paga dei lavoratori, per tre anni, il 50% del TFR, per favorire, anche in questo modo, la ripresa dei consumi, dopo il flop degli 8o euro in busta paga. L’idea è quella che per lo Stato non ci sarebbero costi da sostenere e milioni di lavoratori dipendenti ne avrebbero un vantaggio immediato. L’idea verrebbe presa in considerazione per la legge di stabilità. Ma ci sono alcuni problemi da superare.

UNIMPRESA – Il primo scoglio lo ricorda una nota di Unimpresa. Il centro studi dell’associazione di categoria calcola che la proposta di destinare ai lavoratori il 50 per cento del Tfr “maturando” costerebbe alle piccole e medie imprese 5,5 miliardi in termini di minore liquidità disponibile. Le norme attuali prevedono infatti per i dipendenti la possibilità di destinare i versamenti della liquidazione al proprio di fondo di previdenza complementare; nel caso non vi sia il consenso dell’interessato per questo trasferimento i soldi restano in azienda oppure – se l’impresa ha più di 50 dipendenti – affluiscono a un fondo dello Stato presso l’Inps.

TFR – Attualmente su 23 miliardi di flussi annui del Tfr poco meno di 6 finiscono ai fondi complementari, mentre una cifra di poco inferiore viene versata all’Inps. Nelle casse delle piccole imprese restano circa 11 miliardi: soldi che appartengono ai lavoratori in quanto salario differito, ma che nel frattempo fanno comodo ai datori di lavoro soprattutto in tempi di crisi di liquidità. Perdendo la metà di questa somma, le aziende dovrebbero rinunciare appunto a 5,5 miliardi di liquidità.

Il governo dovrebbe quindi prevedere delle misure di finanziamento compensative. Inoltre anche per i dipendenti si applicherebbe un trattamento fiscale più oneroso perchè il Tfr inserito nella busta paga sarebbe sottoposto all’aliquota marginale Irpef, e quindi tassato maggiormente. Sono tutti problemi che dovranno essere esaminati e risolti da Renzi, Padoan e dai loro consiglieri e funzionari per non rischiare il secondo clamoroso flop dopo quello degli 80 euro.

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