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Morì durante l’arresto: poliziotti assolti a Milano dall’accusa di omicidio

polizia arresto
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Non fu omicidio preterintenzionale. Nelle purtroppo ricorrenti vicende di controversie in occasione di arresti effettuati dalle Forze dell’ordine, la cronaca registra la sentenza della Corte d’Assise di Milano, che giudicando l’episodio di Michele Ferrulli, un manovale morto per arresto cardiaco il 30 giugno 2011 mentre gli agenti lo stavano ammanettando a terra, ha assolto i quattro operatori di polizia perché i «colpi degli agenti erano necessari per vincere la resistenza del fermato».

ARRESTO – Secondo i giudici, Ferrulli «dopo aver proferito reiterate ingiurie e minacce all’indirizzo dei poliziotti, dopo essersi rifiutato di fornire i documenti e dopo aver addirittura aggredito uno dei poliziotti, poteva essere legittimamente ammanettato». I quattro agenti, che erano accusati di omicidio preterintenzionale, sono stati assolti perché il fatto non sussiste, mentre la Procura per loro aveva chiesto sette anni di carcere. La Corte ha stabilito che quella sera i quattro poliziotti della volante Monforte bis, che erano intervenuti per una segnalazione di schiamazzi in strada in via Varsavia, alla periferia sud-est di Milano, agirono correttamente nel corso dell’ammanettamento di Ferrulli, che opponeva resistenza.

PERIZIA – Stando alla perizia medica l’uomo, che quella sera si trovava vicino a un bar con due amici romeni e aveva bevuto molto, soffriva di ipertensione e venne colpito, nelle fasi dell’arresto, da una «tempesta emotiva» che provocò l’arresto cardiaco. Nelle motivazioni, appena depositate, i giudici spiegano che il dibattimento «ha dimostrato l’infondatezza della contestazione del reato» perché gli agenti hanno tenuto una condotta di contenimento che era giustificata dalla legittimità dell’arresto.

COLPI – Secondo i giudici dunque i poliziotti non usarono alcun corpo contundente e la loro condotta di percosse consistette in alcuni colpi dati «in modo non particolarmente violento». Una condotta, secondo la Corte, «giustificata dalla necessità di vincere la resistenza del Ferrulli a farsi ammanettare» e che si «mantenne entro i limiti imposti da tale necessità, rispettando altresì il principio di proporzione». La «piena legittimità» di tale condotta, secondo i giudici, «ne esclude dunque l’antigiuridicità».

In questo caso dunque i giudici hanno valutato che nel corso dell’arresto non fu commesso alcun reato, ma ogni episodio ha particolari dettagli che lo rendono peculiare, per cui non è detto che quel che è stato deciso a Milano si attagli anche ad altri casi.

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