Formazione professionale: il ministro Poletti vuol levare la competenza alle Regioni per renderla più efficace
ROMA – Nel quadro della riforma del lavoro e dell’istruzione il Governo tenta di modernizzare e rendere più efficace il sistema della formazione che, affidato completamente alle Regioni, ha sostanzialmente fallito il suo compito. Il Ministro del welfare Giuliano Poletti annuncia a Torino importanti novità: «Nessun italiano deve stare a casa ad aspettare. Tutti devono avere, ogni mattina, una ragione per uscire di casa e fare qualcosa: studiare, lavorare, formarsi o aiutare qualcuno». «Serve un disegno condiviso a livello nazionale. Una formazione gestita esclusivamente nella dimensione regionale non funziona, e non aiuta neppure nell’usare al meglio le risorse». Ora resta da vedere quali saranno le reazioni dei governatori e degli assessori regionali con delega al lavoro e alla formazione professionale. Accetteranno di vedersi scippare una bella fetta di potere?
SCUOLA – LAVORO – Il governo sta costruendo progetti di alternanza scuola-lavoro e sta pensando che nell’operazione di riforma degli ammortizzatori sociali e quindi di costruzione di strumenti di politiche attive, il tema della formazione sia centrale. I dati sulla disoccupazione, ragiona il ministro, dicono che non c’è tempo da perdere. Nel piano sulla scuola presentato dall’esecutivo è prevista una vera e propria rivoluzione per l’alternanza tra scuola e lavoro. Sarà di 200 ore il tempo minimo da trascorrere in laboratorio, o direttamente in fabbrica. È un tentativo – promosso da due terzi degli studenti – di rincorrere il modello tedesco.
MESTIERI – «I mestieri per lungo tempo in questo Paese sono stati sottovalutati – afferma Poletti – oppure considerati come qualcosa di datato e destinato a morire, senza rendersi conto che invece sono la capacità del fare. Io credo infatti che per fare bisogna essere intelligenti tanto quanto occorre esserlo per esercitare attività a grande contenuto di sapere. È un artigiano anche chi crea applicazioni per tablet e smartphone. Vogliamo fare in modo che la relazione tra la formazione scolastica, formazione professionale, lavoro e impresa assuma una nuova centralità».
Siamo perfettamente d’accordo con le affermazioni e i propositi del Ministro e del Governo. Occorre riavviare i giovani verso lavori che diano soddisfazione e che offrano concrete prospettive. Basta con l’ammucchiata nelle aule universitarie, con le lauree strappate a oltre 30 anni, con la frequenza di discipline dai nomi altisonanti, introdotte soprattutto per creare posti di docenti, che non permettono di avviarsi a un lavoro qualificato, ma soltanto di vivacchiare con impieghi temporanei, magari nella postazione di un call center.