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Arezzo, la Guardia di Finanza ha scoperto 130

Prato: colossale giro di buste paga false (80 mila) per favorire l’immigrazione clandestina. Indagati 3 contabili pratesi e 17 imprenditori cinesi

Il-blitz-della-Guardia-di-Finanza-di-Firenze-PRATO – L’hanno chiamata operazione Fantasma. Ha portato la Guardia di finanza a scoprire un colossale giro di buste paga false, addirittura ottantamila. A che cosa servivano? Semplice: a fornire documenti utili ad ottenere e rinnovare i permessi di soggiorno a cittadini orientali, soprattutto cinesi, che vivono in Italia. Nel senso che le buste dovevano dimostrare che questi cinesi erano talmente regolari da avere uno stipendio certificato. Mille le aziende cinesi coinvolte solo a Prato. Venti le persone indagate per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: tre professionisti contabili pratesi e 17 cinesi, titolari di aziende tessili.

Secondo gli investigatori delle Fiamme Gialle, si tratta di una delle più clamorose scoperte sull’intreccio di interessi tra comunità cinese ed italiana nella città del tessile. Il nucleo di polizia tributaria di Prato ha impiegato nell’operazione oltre 200 finanzieri. Le indagini hanno interessato, oltre alla Toscana, anche Campania,Veneto,Piemonte e Umbria. Con 50 decreti di perquisizione.

I tre contabili pratesi avrebbero fornito le documentazioni false, mentre i 17 cinesi finiti nel mirino degli investigatori sono tutti titolari di aziende tessili. Andati avanti per due anni, gli accertamenti hanno fatto luce su un consolidato sistema finalizzato a favorire l’immigrazione clandestina all’interno del distretto economico pratese e, di riflesso, anche a una pressoché completa evasione della normativa contributiva e fiscale: sino ad ora il danno accertato per l’erario di circa 10 milioni di euro. Ma la cifra è giudicata solo una stima parziale.

Dalle 200 mila conversazioni telefoniche intercettate è venuto fuori che erano proprio i professionisti italiani, un commercialista di 72 anni, e due consulenti del lavoro di 38 e 42 anni, a suggerire gli espedienti contabili per aggirare le normative. Tra i principali stratagemmi anche la produzione di centinaia di false buste paga che potevano essere usate al fine di ottenere – o rinnovare – il permesso di soggiorno per il quale requisito indispensabile è la dimostrazione del sostentamento economico del richiedente e l’intestazione di aziende “prestanome”, che erano proprietari della ditta di diritto ma non di fatto. Quest’ultima irregolarità era stata riscontrata in molte altre occasioni, compresa quella tragica del primo dicembre 2013 nella ditta dove morirono bruciati sette operai cinesi. I reati contestati dalla Procura agli indagati vanno – a vario titolo – dalle false dichiarazioni sull’identità o qualità personali alle violazioni sulle disposizioni relative all’immigrazione passando al favoreggiamento personale.

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