Legge di stabilità: Renzi punta sulla crescita, ma aspettiamoci reazioni (irritate) dall’UE
Rush finale per la preparazione della legge di stabilità che dovrebbe approdare mercoledì in Consiglio dei Ministri. Il premier in persona ha fornito alcune anticipazioni parlando all’Assemblea degli industriali di Bergamo: «la manovra nel suo complesso avrà una ricaduta totale di 30 miliardi senza l’aumento di un centesimo di tasse». E prosegue: « Il Consiglio dei ministri approverà mercoledì una legge di stabilità che prevederà 18 miliardi di taglio alle tasse. Con questa legge faremo una riduzione di tasse mai tentata – ha detto – 10 miliardi serviranno per finanziare in modo stabile il bonus di 80 euro. 500 milioni per la detrazione fiscale per le famiglie. Il resto andràper 6,5 miliardi all’abolizione della componente lavoro dell’Irap e poi ancora in incentivi che permetteranno agli imprenditori per un triennio di non pagare contributi sulle assunzioni a tempo indeterminato».
Ma al di là delle anticipazioni del premier, vediamo punto per punto, e con cifre ancora non definitive, come si articolerà la manovra. Gli sforzi dei tecnici sono concentrati per far lievitare la spending review fino a undici miliardi, se non oltre.
MINISTERI E ENTI LOCALI – Compito non facile anche per le difficoltà incontrate dai ministeri, da cui sono attesi 4 miliardi, a rispettare il parametro del 3% di tagli. Si prepara una stangata per gli enti locali: 3 miliardi di tagli alle regioni (sanità compresa), altri 500 milioni alle province e 1,5 miliardi ai comuni. Ai quali però verrà dato ossigeno allentando il patto di stabilità per altri 2 miliardi circa, quindi ai sindaci si lancia un segnale del tipo: spendi meno e investi di più. E altri 2,5 miliardi dovrebbero arrivare dal risparmio su acquisti di beni e servizi. La spending review dovrebbe impattare anche sul personale della pubblica amministnizione, con un possibile taglio del 3% agli stipendi dei dirigenti (con un intervento progressivo che tenga conto del tetto agli stipendi pubblici).
IMPRESE – Ma l’intervento più rilevante sarà l`ossigeno alle imprese per l`occupazione: si vorrebbe alzare la posta inizialmente prevista da 2 a 4-5 miliardi di euro, per ridurre Irap o i contributi sul lavoro. Le due opzioni sono ancora aperte, le cifre ballano e in entrambi i casi la stesura delle misure si scontra con il classico dilemma se dare poco a tutti o tanto a pochi.
TFR – Sul Tfr resta ferma la volontà politica di Renzi di inserire l`operazione in manovra, il problema è trovare la quadratura del cerchio. «Ancora c`è qualche incertezza, non si è lontani dal trovare una soluzione, ma l`operazione va fatta a costo zero sempre su base volontaria senza danneggiare imprese e banche», spiega uno dei tecnici. «In questo momento il ministero dell`Economia sta facendo tutte le simulazioni per prendere una decisione ragionata e consapevole», dice il ministro Poletti.
FISCO – Sul fronte del fìsco verrà confermato l`ecobonus per le ristrutturazioni edilizie, verranno poi reperiti 1,5 miliardi con una misura anti-elusione dell`Iva, un altro miliardo e mezzo dal riordino della tassazione sui giochi, uniformandola agli standard internazionali. Non mancheranno i fondi per gli ammortizzatori sociali: un miliardo e mezzo per l`assegno di disoccupazione. Dalla revisione delle agevolazioni fiscali per le imprese arriverebbe poco più di un miliardo. Nel mirino i crediti d`imposta, che con le nuove regole contabili sono molto più pesanti sul bilancio, e i regimi agevolati sull`Iva e sulle accise per l`autotrasporto, l`agricoltura, l`editoria. P.A. – Cinque miliardi arriveranno dalla revisione della spesa per gli acquisti della pubblica amministrazione, con il riferimento ai prezzi standard della Consip, cui si aggiungeranno i risparmi dovuti alla razionalizzazione e alla dismissione delle partecipate locali.
SPESE – Per finanziare il bonus di 80 euro servono 7,3 miliardi, almeno altri 2 saranno dati alle imprese con un taglio dei contributi sociali, che potrebbe anche essere superiore se, contestualmente, venissero eliminate altre agevolazioni. Con il superamento del Patto, rimpiazzato dall`obbligo del pareggio di bilancio, i Comuni potranno spendere 1,5 miliardi di euro in più che saranno coperti dallo Stato. Il governo ha poi deciso di stanziare i, 5 miliardi per i nuovi ammortizzatori sociali, uno per la scuola, circa 500 milioni per sbloccare i contratti delle forze dell`ordine (ma non era necessario un miliardo?). Poi ci sono le spese ricorrenti «a politiche invariate», altri 5 miliardi tra missioni di pace, cinque per mille, fondi ad Anas e Ferrovie, cassa integrazione in deroga. Il conto della spesa arriverebbe a circa 19-20 miliardi, lasciandone tre-quattro all`eventuale ulteriore riduzione del disavanzo strutturale.
Questo il quadro. Bisognerà vedere cosa dirà l’Europa. I burocrati di Bruxelles aspettano con impazienza le carte dal nostro Governo per valutare se siano compatibili con gli impegni presi. E sapremo allora se veramente l’Unione Europea avrà accolto la richiesta, avanzata soprattutto da Francia e Italia, di considerare le esigenze della crescita più di quelle dell’austerità.