Firenze: il Rinascimento celebrato a Tokio in una grande mostra sugli Uffizi
FIRENZE – «La Galleria degli Uffizi. Arte a Firenze da Botticelli a Bronzino: verso una “maniera moderna”», è il titolo della mostra ospitata al Tokyo Metropolitan Art Museum di Ueno, che ripercorre l’evoluzione dell’arte fiorentina fra il XV e il XVI secolo e che rimarrà aperta fino al 14 dicembre.
Oltre 70 opere d’arte, Botticelli, Andrea del Sarto, Ghirlandaio e affini, per la maggior parte provenienti dagli Uffizi (ma anche dalla Galleria dell’Accademia o dal Museo degli Innocenti, come ad esempio la «Madonna col Bambino e un angelo» di Botticelli, dipinta verso il 1465) sono volate in Giappone.
Si parte dal Quattrocento e dalla Repubblica fiorentina e si va fino alla Signoria del Medici del Cinquecento inoltrato attraverso le opere di Botticelli (come «Pallade e il Centauro»), Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Giorgio Vasari, Perugino e Bronzino.
L’esposizione è la prima che l’Impero del Sol Levante dedica agli Uffizi e alla loro storia, con speciali riferimenti ai capolavori che mostrano il lavoro dei grandi maestri e delle loro botteghe: dipinti che sono anche un pezzo di storia di Firenze, ha sottolineato Cristina Acidini, soprintendente, anche se in uscita, del polo museale fiorentino nel corso della cerimonia d’inaugurazione.
Speriamo che il lungo viaggio – che, per quante precauzioni vengano prese, del tutto esente da rischi non è mai – di tanti capolavori insostituibili serva davvero a consolidare le buone relazioni fra i due Stati: dell’evento, il ministro consigliere Lorenzo Morini ha detto che è «atteso e preparato da anni» e «rappresenta una pietra miliare nella storia delle intense relazioni culturali» tra Italia e Giappone, in vista delle celebrazioni del 2016 per i 150/mo annicersario delle relazioni diplomatiche).
Dal canto suo, Cristina Acidini ricorda che grazie agli sponsor nipponici, la tv commerciale Tbs e l’Asahi Shimbun, è stato possibile finanziare il restauro di una ventina di quadri importanti, lavoro che ha fruttato progressi anche nel campo delle conoscenze tecniche. Dal restauro della tavola dei “tre Santi” del Ghirlandaio («Santo Stefano tra San Jacopo e San Pietro»), ad esempio, sono emersi elementi importanti. Per il colore giallo «è stata usata una terra proveniente da una certa vena che poi risulta essere stata anche utilizzata da Michelangelo Buonarroti nell’unica pittura certa su tavola, il Tondo Doni. Dunque, anche dall’uso degli stessi materiali, maestro e allievo si corrispondono», ha detto la soprintendente.